Roma, 28 Luglio 2022 – Procedere alla ripubblicazione dei valori indicativi di riferimento dei costi di esercizio di un’impresa di autotrasporto per conto terzi, fermi a febbraio scorso e basati sulle stime di gennaio 2022. È questa la richiesta avanzata da ASSOTIR in una lettera inviata al Ministro delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili, Prof. Enrico Giovannini, alla Viceministra con delega all’autotrasporto, Sen. Teresa Bellanova e al Capo Dipartimento della Direzione Generale per la sicurezza stradale e l’autotrasporto, Dr. Mauro Bonaretti.
L’Associazione Italiana Imprese di Trasporto nella missiva sottolinea che i termini che la legge prevede per la ripubblicazione dei valori indicativi sono ormai ampiamente superati. L’art. 14 comma 2 del Decreto-Legge n.21 del 21 marzo 2021 – convertito in Legge 20 maggio 2022, n.51 – prevede infatti che la pubblicazione dei valori di riferimento dei costi di esercizio dell’impresa di autotrasporto debba avvenire con cadenza trimestrale.
Questo ritardo, spiega ancora ASSOTIR, mette seriamente a rischio l’operatività delle imprese di autotrasporto che, come è del tutto evidente, stanno affrontando una fase di particolare tensione sul versante di costi, privi anche di un elemento di orientamento previsto dalla legge.
”Il ritardo che stiamo registrando – sottolinea la Presidente Nazionale di ASSOTIR, Anna Vita Manigrasso – non può essere sottovalutato. È difficile pensare che il tutto sia dovuto a semplici dimenticanze o eccessi di carico di lavoro del Ministero. Nei mesi successivi a gennaio, il prezzo del carburante è schizzato a livelli abnormi, come sappiamo. Ma non è solo questione di carburante. Tutto è aumentato: costo dei veicoli, pneumatici, adblue, etc.. Se il valore minimo di riferimento di gennaio era di 1,6 euro al chilometro per un veicolo di massima portata, dobbiamo aspettarci che lo stesso valore oggi sia di molto superiore”.
Per il Segretario Generale, Claudio Donati “il ritardo del Ministero nella pubblicazione del dato aggiornato è grave e non giustificabile. In questo modo si dà una mano a negare la realtà e non si fa un buon servizio alla trasparenza. Non ci pare, insomma questa, la via maestra per un rapporto leale tra Stato e imprenditori”.