Pisa, 28 novembre 2023 – Dieci tracce per un’unica protagonista, la terra di Sicilia. Dai tesori della cultura e della tradizione popolare al presente che irrompe irrequieto e si tuffa nel futuro. ‘Siculo’, ultima fatica dal timbro inconfondibile degli Unavantaluna, in concerto sabato 2 dicembre alle 21 al Teatro Nuovo di Pisa, sarà un viaggio tra parole e musica, arti e tradizioni popolari, dell’Isola di ieri e oggi. Un’occasione unica per inaugurare la stagione di ‘Calendario Popolare’, la tradizionale rassegna di musica popolare del Teatro Nuovo.
Unavantaluna è un ensemble di 4 musicisti – Francesco Salvadore (voce), Carmelo Cacciola (voce e lauto cretese), Luca Centamore (voce e chitarre), Pietro Cernuto (voce, zampogne e friscaletti) e Arnaldo Vacca (voce e percussioni) – uniti dalle comuni origini siciliane e dalla passione per le arti e le tradizioni popolari della loro terra. Nel corso degli anni il gruppo si è esibito in Italia e all’estero toccando 4 continenti, memorabile l’esibizione del 13 novembre 2016 alla Cappella Paolina del Quirinale a Roma alla presenza del presidente della Repubblica.
In questo disco “è forte la necessità di unire il passato con il presente tramite la ricerca di un equilibrio tra tradizione ed innovazione musicale”, evidenziano gli Unavantaluna. A vent’anni dal suo esordio, Siculo rappresenta l’apice di questa sperimentazione artistica, ma non smarrisce il sound peculiare e riconoscibile che ha fatto apprezzare il gruppo da schiere nutrite di affezionati, e tuttavia compie un passo ancor più deciso in direzione di una scrittura originale, collettiva, matura, incontrando l’etichetta ligure Baracca & Burattini. Unavantaluna con la propria chiave racconta il presente, partendo appunto dalla propria appartenenza e utilizzando metafore più tipiche della propria cultura: una koinè musicale che si propone di essere universale. Lo fa dipingendo lo scenario onirico de L’eco di Stromboli, epico e straordinario come solo il mare delle Eolie può essere, o nella scrittura apparentemente di maniera di Vurria Essiri, squarciata da un urlo straziante di contemporanea consapevolezza. Lo fa anche alternando l’intimismo e il dialogo interiore di Scuta a Mia, all’irruenza di Cantu Siculu, producendo immagini fra passato, presente e futuro come in Mi n’Annai, in Kukla Za o in Senza Paroli; declinando eros e thanatos come in Stidda Disiata e in Oh Nici. Per tornare poi alla radice dell’ispirazione identitaria, come in Mia Pace, un paesaggio sonoro che profuma di mare.