Lupin III, il celebre ladro nato dalla penna dell’autore giapponese Monkey Punch nel 1967, giunge al suo cinquantesimo anniversario. Per festeggiare questo traguardo Lucca Comics & Games ha avuto il piacere di ospitare Kazuhide Tomonaga, il quale ha dedicato gran parte della sua attività nel mondo dell’animazione proprio a questo personaggio. L’ospite è un’eccellenza per la fiera anche perché vanta, nei suoi ben 46 anni di carriera, importanti collaborazioni a progetti quali Goldrake, Mazinger ed al film Lupin III- Il castello di Cagliostro, nel quale ha avuto modo di lavorare con Hayao Miyazaki, premio Oscar nel 2003 per La città incantata. Ad affiancare Tomonaga troviamo il produttore Shuhei Kato, il quale ha avuto un ruolo fondamentale nella creazione e nella coordinazione dell’ultima stagione di Lupin.
Entrambi gli ospiti hanno risposto cortesemente alle domande della stampa, di cui riportiamo un estratto:
Per cominciare, una domanda ad entrambi: in Italia siamo tutti un po’ fan di Lupin, il quale ha toccato diverse generazioni con le sue storie avventurose e divertenti, al quale il sensei Tomonaga ha contribuito copiosamente. Com’è stato per voi confrontarvi con questo personaggio?
T (Kazuhide Tomonaga): Prima di lavorare a Lupin III ero già un animatore, e pensavo a quanto sarebbe stato bello lavorare su quel personaggio. Ho cominciato a disegnare le sue avventure dalla seconda serie, e mi ricordo che ne ero davvero entusiasta. Da quel periodo sono passati anni, ma per me è ancora una grande emozione contribuire alla storia di questo personaggio. E pure io ne ho fatta di strada, insieme a lui: un tempo ero solo un animatore il quale doveva seguire le direttive del regista, come quando lavorai per Miyazaki, ma adesso sono io stesso un direttore artistico.
Quando mi comunicarono che la quarta stagione era ambientata in Italia ne fui subito felice e mi spinse a lavorare con passione, in primo luogo perché questo Paese era un mondo nuovo per me, ma anche per non deludere i tanti fan italiani, i quali sono numerosissimi. Il fatto che la serie abbia successo in Giappone è naturale, ma mi ha sempre sorpreso l’affetto che riceve da voi. Quando sono venuto a Firenze per la lavorazione della serie ne ho avuto la riconferma di persona e ne sono rimasto ancora più sorpreso; perciò non vedo l’ora che arrivi in Italia il nostro nuovo progetto, sono sicuro che vi piacerà!
K (Shuhei Kato): Iniziare una nuova serie di Lupin era un sogno che avevo da tempo. Avevo collaborato alla creazione di alcuni special televisivi, ma non era la stessa cosa. E questa affermazione vale anche per la serie spin-off su Fujiko, dove Lupin diventa un comprimario. Con questa nuova serie ambientata in Italia il ladro gentiluomo torna ad essere al centro della trama e questo era davvero quel che volevo ottenere. Poi, lavorare col sensei Tomonaga è un onore, così come collaborare con lo studio di animazione Telecom Animation Film.
Sensei Tomonaga, come abbiamo già detto, Lupin è molto amato in Italia, ma quali sono gli elementi che hanno contribuito al suo successo?
T: Me lo chiedo pure io, chissà perché Lupin è così apprezzato in Italia! Ad ogni modo, ne sono molto felice. Se proprio dovessi trovare una risposta, direi che Lupin piace agli italiani perché ha un carattere latino molto vicino al nostro, nel quale possiamo riconoscerci: va pazzo per le donne, è sfrontato e riesce ad unire in sé serietà e simpatia. Ma mi piacerebbe girarvi la domanda e sapere la vostra risposta.
Forse è proprio questo mix tra serio e faceto che lo rende tanto amato.
T: Esatto, è un mix che risulta vincente.
Signor Kato, come si mantiene fresco un prodotto quale Lupin III dopo cinquant’anni di storia?
K: Bella domanda. Penso che, pur rimanendo obbligati a lavorare con un cast di personaggi ormai definito, il quale però già possiede una chimica eccezionale, sono gli stessi autori a rendere Lupin III sempre fresco e mai banale. Chi scrive le sceneggiature prende gli archetipi e li declina secondo la sua sensibilità, basti pensare al lavoro svolto dal grande Hayao Miyazaki.
E poi Lupin è giovane come giovani sono gli autori che affiancano i “veterani” nella stesura delle sceneggiature, i quali conferiscono ai personaggi nuova linfa e accrescono la popolarità della serie.
Nella sua lunga carriera, sensei Tomonaga, ha incontrato grandissimi artisti, tra cui il già citato Miyazaki, ma anche Yasuo Otsuka (animatore, anche lui partecipe al film Lupin III-Il castello di Cagliostro, ndr) Cosa le hanno lasciato questi due incontri così formativi?
T: Ho un ricordo particolare legato a queste due importanti figure dell’animazione Giapponese, le quali mi hanno trasmesso molto. Quand’ero ancora uno studente riuscii ad entrare alla Toei Animation e cercavo perciò di imparare da loro, i quali erano già dei veri professionisti. Mi ricordo di come mettessero, nonostante i tanti anni di carriera alle spalle, un ardore e una passione immensa in ogni scena alla quale dovevano contribuire. Amo ancora quel periodo, apprendere da loro è stato un grande onore.
Vorrei anche aggiungere una frase che mi disse Otsuka, la quale ricordo ancora con affetto. Mi disse che, quando si lavora ad un film o una serie animata, ogni singolo momento è importante. Un animatore deve approcciarsi alla scena sentendola sulla sua pelle, deve rendere ogni istante perfetto. Questo è stato uno degli insegnamenti più importanti che io abbia mai ricevuto. Ancora oggi, nonostante mi occupi di regia, continuo a sentire quella responsabilità, perché ogni immagine è un regalo che dobbiamo fare al pubblico.
Qualche considerazione sul Lucca Comics & Games?
T: Non abbiamo potuto godere a pieno della fiera, siamo appena arrivati, ma devo dire che abbiamo notato molte persone interessanti. Devo anche dire che il Lucca Comics & Games è speciale, si estende a tutta la città e non è confinato al solito padiglione come accade generalmente per le fiere di questo tipo. Mi piacerebbe assolutamente fare un bel giro approfondito del posto.
Un’ultima domanda per il sensei Tomonaga: nella sua lunga carriera ha lavorato anche a progetti americani, come Batman o gli Animaniacs. Quali differenze ha notato tra le produzioni giapponesi e quelle occidentali?
T: È vero, ho collaborato spesso con produzioni estere, notando varie differenze, di cui quella sostanziale direi che risiede nel concepire le storie. Queste sono molto più semplici rispetto alle trame scritte da autori giapponesi per gli anime (animazione giapponese, ndr), ma questa osservazione non va presa come una critica, semplicemente è qualcosa di molto distante da quel che avviene in Giappone. In ogni caso, sto parlando di parecchi anni fa, adesso i giovani animatori americani possono accedere agli storyboard delle produzioni nipponiche e farsi influenzare; anzi, credo proprio che qualcosa sia già cambiato da tempo. Penso che non mi dispiacerebbe lavorare nuovamente ad una produzione USA.
V.L.
(Foto VL)