Quel pane è davvero di San Rossore e la relativa pubblicità non rischia di essere ingannevole per i consumatori? E’ questo l’interrogativo presentato in un esposto all’Ufficio Repressioni e Frodi del Ministero delle Politiche Agricole di Pisa, dal Vicepresidente nazionale Assipan nonché presidente provinciale Assipan ConfcommercioPisa Maurizio Figuccia. “A parer mio – scrive Figuccia nel suo esposto – la denominazione Pane di S. Rossore non è consona in quanto lascia intendere che si tratti di un pane prodotto dall’Ente Parco di San Rossore Massaciuccoli o dentro i confini del Parco stesso, quando in realtà è conclamato che il processo di produzione avviene all’interno di uno stabilimento industriale di Montaione, in provincia di Firenze. Tutto questo è riportato nel retro della confezione, ma siamo proprio sicuri che sia sufficiente a non trarre in inganno gli acquirenti finali?”
Figuccia segnala anche un’altra anomalia: “Nella stessa composizione del pane è menzionata la presenza di lievito di birra e, successivamente, nella descrizione del processo di produzione si richiama la denominazione di lievitazione naturale. Ora, tutti sanno che il lievito madre è un impasto di acqua e farina che viene rinfrescato giornalmente, all’incirca per 15 giorni, dopodiché raggiungendo il volume desiderato, questo impasto diventa finalmente lievito naturale. Che è una cosa completamente diversa rispetto al lievito di birra, che può vantare un processo di lievitazione estremamente più rapido”.
“Nella nuova proposta di legge sulla panificazione – conclude il vicepresidente di Assipan – questa distinzione tra lievitazione naturale e altri tipi di lievitazione, birra compresa, per noi fondamentale nel rispetto della trasparenza verso i consumatori, sarà molto ben evidenziata e diventerà impossibile fare confusione tra un processo autenticamente naturale ed uno forzato”.