L’Università di Pisa continua a essere presente sul podio del prestigioso Academic Ranking of World Universities, elaborato dalla “Jiao Tong” University di Shanghai e giunto nel 2015 alla 13° edizione.
L’Ateneo pisano si piazza tra il 150° e il 200° posto al mondo, insieme a quelli di Milano, Padova, Roma “La Sapienza” e Torino, ma confrontando le schede delle singole istituzioni emerge che Pisa è in effetti in seconda posizione, dietro solo alla Sapienza. In generale, l’Italia piazza 20 atenei tra i primi 500 al mondo, perdendo una unità rispetto allo scorso anno, in una classifica dominata dalle università degli Stati Uniti, con 146 tra le prime 500, seguite dalla Germania (39), dal Regno Unito (37) e dalla Cina (32). “La classifica di Shanghai, che per ampiezza di parametri e per metodologia utilizzata è la più autorevole al mondo – ha commentato il rettore Massimo Augello – conferma i risultati già emersi dagli altri principali rankingelaborati da istituti internazionali, a partire dal QS di Londra, che posizionano l’Ateneo pisano ai primi posti in Italia e individuano un gruppo molto ristretto di università stabilmente al vertice della graduatoria nazionale. Purtroppo questo scenario interno si colloca nell’ambito di un contesto generale che ci vede ancora una volta penalizzati a livello internazionale, riuscendo a mantenere una buona qualità media, ma perdendo progressivamente le nostre punte di eccellenza, A questo proposito, ricordo che per un certo periodo l’Italia ha avuto una sua rappresentante nella top 100 e che solo fino a due anni fa l’Università di Pisa e La Sapienza erano nella fascia più alta tra 101° e 150° posto. Come era facilmente prevedibile e come gli atenei stanno denunciando da diverso tempo, questi risultati sono la conseguenza inevitabile della costante diminuzione di risorse destinate alle università, che rischia di condannare il nostro sistema universitario e della ricerca a una progressiva marginalizzazione internazionale. Mentre l’Italia non ha alcuna università tra le prime 150 al mondo, infatti, ben 16 nazioni piazzano almeno una loro istituzione tra le prime 100, con la presenza sempre più massiccia di realtà emergenti – quali per esempio Singapore, la Corea e il Brasile – che, al contrario di quanto avviene nel nostro Paese, continuano a investire ingenti risorse nel settore.”
L. – 16 Agosto 2015.