Pisa – Si è laureato alla magistrale in Lingua e Letteratura italiana, discutendo una tesi su “L’incontro con l’Altro: la diversità tra mito, fiaba e realtà”, Giacomo De Nuccio, il ventottenne affetto dalla Sindrome “X fragile” che tre anni fa aveva già ottenuto la laurea triennale in Lettere moderne. E proprio come allora ha conseguito il titolo con il massimo dei voti e la lode, alla presenza del relatore Sergio Zatti, del controrelatore Stefano Brugnolo e degli altri componenti della Commissione. Ospite d’eccezione della discussione, che si è tenuta nel pomeriggio di martedì 21 novembre al dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica, è stato il rettore Paolo Mancarella che, come delegato per la disabilità, ha avuto modo di conoscere Giacomo e di accompagnarlo, insieme all’Unità di servizi per l’integrazione degli studenti con disabilità (USID), lungo tutto il suo percorso universitario.
Giacomo si è trasferito in città con i suoi genitori alcuni anni fa, appositamente per frequentare l’Università di Pisa: lo studente era infatti a conoscenza della storia di un altro ragazzo come lui affetto dalla Sindrome “X fragile”, una patologia che conferisce tratti autistici con relativa difficoltà comunicativa, ma che stava frequentando i corsi universitari con grande successo. Grazie all’USID, anche Giacomo ha potuto completare il suo percorso coadiuvato da tutor che lo hanno affiancato durante le attività didattiche, e ha potuto sostenere gli esami e la tesi in forma scritta utilizzando la “Comunicazione Facilitata Alfabetica” (CFA).
Nel presentare la ricerca di Giacomo, il professor Zatti ha detto che “si tratta di una tesi speciale e per molti versi eccezionale, che corona un lungo percorso fatto di tenacia, intelligenza e applicazione… In certo modo il suo percorso non poteva che approdare qui, cioè a un titolo (l’incontro con l’Altro) e a un argomento (la diversità tra mito, fiaba e realtà) che Giacomo affronta con passione, controllata dal rigore della disciplina, quello che è innanzitutto un incontro con se stesso”. Giacomo De Nuccio ha sintetizzato il suo lavoro, sviluppando una riflessione profonda sul tema della diversità: “È vero io ho scritto questa tesi per me, per cercare di capire come migliorare la mia condizione attraverso l’esperienza di altri, tanti altri, molti di più di quanti potrebbe offrirmene la realtà. La letteratura non è pura immaginazione, si ispira alla realtà che spesso è assurdamente irreale. Incontrare l’altro secondo la norma codificata è la mia maggiore difficoltà, qualcuno potrebbe dire che siamo tutti diversi, sarebbe come dire che siamo tutti eguali e negare l’esistenza di una diversità che esula dal concetto che ogni essere è unico. Scrivendo la mia tesi ho avuto modo di imparare molto su me stesso e sugli altri e di pensare che la vita assomiglia ad un continuo incontro con l’alterità ed entrambi assomigliano al viaggio di Colombo: catturiamo il nuovo (sconosciuto è il futuro), il nostro sguardo lo esplora con sguardo non innocente, la nostra parola lo nomina (cerchiamo di impossessarcene). Capiterà allora che deridiamo un Tersite, che ci ritraiamo sconcertati da un Polifemo o da un Calibano e ci sarà certo chi vedrà in noi un ranocchio, uno scarafaggio o un selvaggio. Dipende da chi guarda essere noi o gli Altri, difficile trovare chi, andando oltre i propri condizionamenti culturali, sociali ecc., accarezzi pietosamente la gobba di Tersite o veda il principe chiuso nel ranocchio. Posso concludere anche che io sono un ragazzo fortunato”.
“Negli anni – ha concluso il rettore Paolo Mancarella – ho avuto modo di conoscere Giacomo, apprezzando l’impegno e la determinazione con cui ha saputo affrontare prima la laurea triennale e ora quella magistrale. Mi unisco ai ringraziamenti che Giacomo fa nella tesi ai professori Zatti e Brugnolo e a tutto lo staff dell’USID che lo ha seguito. Il suo ultimo ringraziamento va agli amici, alla famiglia e soprattutto ai genitori che non si sono mai arresi e che da sempre lo sostengono e lo incoraggiano a inseguire i suoi sogni. Ecco, nel condividere con Giacomo e con la sua famiglia questo momento di grande gioia, io gli auguro di continuare a coltivare sogni e di riuscire a trasformarli, come ha fatto in questa occasione, in splendide realtà”.