Alla Città del Teatro di Cascina va in scena “COPENAGHEN” di Michael Frayn con Umberto Orsini, Massimo Popolizio e Giuliana Lojodice. Regia Mauro Avogadro. Scene Giacomo Andrico. Costumi Gabriele Mayer. Luci Carlo Pediani. Suono Alessandro Saviozzi. Il grande valore del testo di Frayn, divenuto ormai un classico contemporaneo del teatro, emerge in modo mirabile nell’interpretazione di un trio di attori di grande spessore, Umberto Orsini, Massimo Popolizio, Giuliana Lojodice, che sanno mettere in evidenza i diversi piani di lettura e dare risalto alle infinite sfaccettature psicologiche dei personaggi di “Copenaghen”, acclamato spettacolo prodotto nel 1999 e ora riproposto dalla Compagnia Umberto Orsini e Teatro di Roma Teatro Nazionale, in co-produzione con CSS Teatro stabile di innovazione del Friuli Venezia Giulia, con la regia Mauro Avogadro.
E’ il 1941. Il fisico tedesco Heisenberg fa visita al suo maestro Bohr a Copenaghen, in una Danimarca occupata dai nazisti. Entrambi – sebbene su fronti opposti – sono coinvolti nella ricerca scientifica e probabilmente vicini ad un traguardo che può portare alla bomba atomica. I due scienziati hanno una conversazione il cui oggetto ancora oggi resta un grande mistero del Novecento. Così come la vita umana è fatta di tante zone grigie e di tanto silenzio. Ma finché esisterà l’uomo si cercherà sempre, in mezzo al vuoto che ci circonda e alla polvere sollevata, la traccia rarefatta di una particella di chiarezza e di verità che, comunque, ci salverà. In un luogo che ricorda un’aula di fisica, immersi in un’atmosfera quasi irreale, Niels Bohr (Orsini), sua moglie Margrethe (Lojodice) e Werner Karl Heisenberg (Popolizio) parlano di cose successe in un lontano passato, cose avvenute tanto tempo prima, quando tutti e tre erano ancora vivi. Il loro tentativo è di chiarire che cosa avvenne nel lontano 1941 a Copenaghen. L’asse portante attorno al quale ruota lo spettacolo è il motivo per cui l’allievo andò a Copenaghen a trovare il suo maestro. Su questi presupposti l’autore dà vita ad un appassionante groviglio in cui i piani temporali si sovrappongono, dando un valore universale alle questioni poste dai protagonisti. Viene quindi a tradursi metaforicamente, come struttura portante dell’impianto drammaturgico, quel Principio di Indeterminazione e di Complementarietà pronunciati molte volte nella pièce e così determinanti per l’elaborazione della teoria della relatività ad opera di Einstein. Non è possibile una sola verità oppure una sintesi efficace delle diverse verità perché una verità è semplicemente un punto di vista, il punto di vista di chi l’ha enunciata. Tutto è umano, niente è assoluto.
“Io penso che sarebbe stato un errore imperdonabile pensare di dar vita ad una Compagnia teatrale che porti il mio nome senza pensare all’opportunità di rimettere in scena uno spettacolo come “Copenaghen”. Quando decisi di avere accanto a me un attore come Massimo Popolizio affidandogli anche la regia di “Il prezzo” di Miller mi era chiaro che questa collaborazione non sarebbe stata un episodio isolato. Era evidente che insieme avremmo potuto dare vita a qualcosa che oggi è sempre più difficile trovare e cioè a quel teatro di recitazione nel quale entrambi, seppure in epoche diverse, siamo cresciuti e al quale ci ispiriamo. Ed ecco che riproporre “Copenaghen”, la pièce di Frayn che insieme a Giuliana Lojodice ci aveva visti interpreti per la prima volta diciotto anni fa, mi è sembrata una scelta quasi obbligata. Spettacolo nato a Udine nel 1999, riproposto con l’ERT in anni lontani a varie riprese di cui l’ultima otto anni fa, recensito dalla totalità della critica in maniera entusiastica, amato da un pubblico sempre numerosissimo, visto come un evento dai teatri delle maggiori città, sorprendente per la costante attualità del tema trattato, che si vorrebbe più di così? E allora, e non so se sarà l’ultima, ancora una volta “Copenaghen” con tutto l’impegno che la nostra Compagnia sa mettere nel far rinascere uno spettacolo con l’aiuto del Teatro di Roma e del CSS di Udine che hanno deciso, data l’eccezionalità dell’evento, di co-produrre lo spettacolo con noi ricostruendo una scenografia ormai perduta ricalcando la regia di Mauro Avogadro, col grande e significativo apporto di un’attrice come Giuliana Lojodice alla quale siamo grati per aver deciso di ricalcare le tavole del palcoscenico e condividere ancora una volta con noi questa avventura”.