Pisa – “L’assemblea indetta dall’amministrazione comunale lunedì 14 gennaio ha messo sicuramente in chiaro quella che sono le intenzioni dell’amministrazione sulla Moschea e la pretestuosità e scarsa fondatezza delle motivazione addotte per la variante urbanistica proposta.” Si legge in un comunicato di Sinistra Italiana – circolo di Pisa, che prosegue: ” Come è stato notato da vari interventi, le criticità addotte per escludere la Moschea in una zona marginale di Porta a Lucca sarebbero a maggior ragione motivo per sospendere il progetto dello Stadio-Centro commerciale previsto in una zona assai più centrale di Porta a Lucca. Nella nostra Costituzione, ma anche nella tradizione autentica della città, la libertà di culto è assicurata a tutte le professioni di fede. La comunità islamica è presente da decenni in città e si affianca alle molte altre professioni di fede che convivono e anche dialogano tra loro. Nei tempi recenti sul tema ha fatto affermazioni pubbliche inequivocabili contro ogni discriminazione l’arcivescovo di Pisa, e nella stessa assemblea ha preso la parola il pastore valdese Daniele Bouchard. L’amministrazione non ha nemmeno avuto la cortesia, istituzionale e umana, di invitare l’imam della comunità islamica, diretto interessato.
Si costruiscono così inutili tensioni tra cittadini e cittadini e si lavora per la insicurezza. Soprattutto, l’intento dell’amministrazione, che prevede l’esproprio, mentre la proprietà giustamente ricorrerà chiedendo i danni, aprirà un lungo, inutile, contenzioso che potrebbe anche mettere a rischio le casse del Comune e le tasche dei cittadini.
Nella stessa assemblea è del resto emersa una proposta molto chiara: se è vero che i motivi addotti dall’amministrazione per la Variante hanno fondamento, si apra un negoziato trasparente con la comunità islamica, si individui una nuova area tra quelle previste per edifici di culto, e si chiuda una volta per tutte questa questione. La comunità islamica ha detto subito sì, il Sindaco, ripetutamente sollecitato, non ha ritenuto di prender impegni nè di tenere aperta quella prospettiva, eliminando così ogni dubbio sulla palese pretestuosità delle motivazioni e sugli intenti discriminatori della Amministrazione. Pisa non merita di essere conosciuta come luogo di discriminazione, perché la sua storia e la sua vocazione dicono assai diversamente. L’amministrazione si rivela prigioniera dei suoi stessi pregiudizi e spende tempo ed energie per non fare o per disfare. Tanto, invece, ci sarebbe da fare, ma non viene fatto.”