Interessante intervista quella che Maurizio Zini conduttore della trasmissione “Pianeta B”, in onda ogni martedi alle 20,30 sull’emittente Telecentro2, ha condotto con i suoi ospiti all’architetto Gino Zavanella “padre” dello Juventus Stadium.
Rispondendo alle numerose domande l’illustre professionista, un vero e proprio numero uno nel suo campo, ci ha confermato come purtroppo nel campo delle infrastrutture sportive, siamo quasi il fanalino di coda in Europa.
Lentezze burocratiche, difficoltà di reperire risorse e fondi, una mancanza per molti casi di una vera progettualità, alcune delle cause che fanno sì che attualmente solo la Juventus, l’Udinese e il Frosinone abbiano costruito una stadio di proprietà.
Eppure il ritorno in termini di bilancio e di immagine dovrebbe sollecitare tante proprietà ad investire nella costruzione di uno stadio, che diventi una vera e propria fonte attrattiva, specie nei giorni dove non ci sono eventi sportivi, per tutta la comunità.
La presenza di negozi, musei, bar e ristoranti, non dimenticando hotel ed alberghi portano nelle casse di chi ha investito non poche risorse. La Juventus dal momento della realizzazione dell’impianto si è sensibilmente avvicinata ai bilanci delle maggiori società europee.
Ha fatto anche l’elenco di quegli stadi da lui progettati che poi purtroppo non sono stati realizzati a partite da quello di Pisa, all’epoca della gestione Battini, per arrivare a quello di Palermo, e quello di Roma, sponda giallorossa che gli fu commissionato dal presidentissimo Sensi.
Nel corso della lunga intervista tanti anche gli aneddoti tra cui quello del progetto per lo stadio di Lanciano che fu deliberato dalla giunta quando ormai la squadra era scomparsa dal panorama professionistico.
Non poteva mancare anche un flash sulla situazione dello stadio di Firenze, dove sempre Zavanella ha detto che sarà importante prima di eventualmente fare quello nuovo sapere cosa fare del vecchio Artemio Franchi.
Insomma tante curiosità, tanti spunti, tante idee per un tema che sta a cuore a milioni di tifosi, tifosi e non come qualcuno li definisce “clienti” che avrebbero il diritto di vedere le partite della propria squadra del cuore nel miglior modo possibile, possibilmente non al freddo o all’acqua.
di Marco Materassi