Pisa, 9 dicembre 2021 – “Venerdì 10 Dicembre il mondo della scuola tornerà in piazza con lo
sciopero indetto da un vasto arco di organizzazioni sindacali
confederali e di base contro le politiche del governo Draghi. Una Città
in comune sostiene e partecipa a questa giornata di mobilitazione contro
una manovra economica che non affronta alcuno dei problemi strutturali
del sistema scolastico, aggravati dalla crisi pandemica, così come
inefficace è il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. – si legge in un comunicato di Una Città in comune – Nessun serio investimento è previsto per l’edilizia scolastica. Notiamo
che nella nostra città occorre stanziare risorse per ristrutturare le
attuali strutture, adeguandole alla normativa sulla sicurezza e
rendendole più efficienti da un punto vista energetico. Si possono
ristrutturare, per metterli a disposizione degli istituti, immobili
tuttora in disuso, al fine di assicurare spazi idonei alle attività
didattiche.
Non si interviene sulla riduzione del numero di alunne/i per classe, che
potrebbe invece permettere di svolgere una didattica più attenta ai
bisogni di ognuna/o. Non è previsto alcun piano di stabilizzazione del
personale precario, altro aspetto problematico della scuola italiana.
Riteniamo, invece, che vadano garantiti agli istituti docenti e Ata con
prospettive di lavoro sicure, a partire da chi ha già alle spalle
diversi anni di contratti a termine, e vadano dati a tutte/i stipendi
più gratificanti, in linea con quanto avviene in altri Paesi europei.
Il governo Draghi, inoltre, persegue un progetto di autonomia
differenziata che vedrebbe anche l’istruzione frammentata in sistemi
scolastici regionali con le loro peculiarità. Al contrario, noi
difendiamo l’unità dei servizi pubblici nazionali per assicurare ad ogni
cittadina/o beni comuni che non possono dipendere dalla collocazione
geografica.
Pensiamo, infine, che lo sciopero del 10 Dicembre possa essere un
momento di unità nella lotta che possa vedere i docenti e il personale
Ata manifestare accanto alle studentesse e agli studenti che, proprio in
questi giorni hanno segnato una ripresa della mobilitazione dopo mesi di
difficoltà segnate dalle restrizioni sociali. Le giovani generazioni
hanno ripreso la parola, ponendo i problemi delle strutture fatiscenti e
ristrette in cui fanno lezione, del rispetto dell’orientamento di genere
o di cosa, come e perché si deve studiare a scuola, come è avvenuto nei
giorni scorsi a Pisa e anche in altre città d’Italia. Esprimiamo forte
preoccupazione per quanto leggiamo rispetto alla possibilità di
procedere a delle denunce nei confronti degli occupanti, una risposta
che non condividiamo in alcun modo. Riteniamo invece che sia necessario
aprire un grande dibattito anche in città su questi temi, coinvolgendo
in un confronto tutte le componenti della scuola, docenti, personale
Ata, studentesse e studenti, che pagano ugualmente le conseguenze delle
riforme e dei tagli che si sono susseguiti in questi decenni. Ciò
renderà più efficaci le azioni di pressione sui governi di ogni livello
per una scuola della cittadinanza e della democrazia.”