Pisa, 13 giugno 2022 – “Spiace sempre ad una Associazione ambientalista dover polemizzare con un Presidente di un’area protetta, ma la proposta di Bani sul CISAM ci appare del tutto irragionevole e incongrua rispetto alla carica ricoperta.” Così si legge in un comunicato dell’Associazione la Città Ecologica, che prosegue: “Il CISAM copre un’area boscata di circa 480h molto poco edificata. Buona parte dell’edificato esistente ruota intorno alle funzioni connesse al reattore nucleare RTS-1, spento dal 1980, e da allora in via di decontaminazione. C’è un capannone che costituisce, ad ora, l’unica sede nazionale di stoccaggio per i rifiuti radioattivi di origine sia militare che civile e capannoni in cui si fa tuttora ricerca sulla radioattività e sul disturbo elettromagnetico dei mezzi militari. Questi volumi non appaiono, purtroppo va detto, allo stato attuale utilizzabili per altri fini.
Lo smantellamento del reattore e la restituzione dell’Area decontaminata al Parco rappresenta un obiettivo primario in quanto, a distanza di tanti anni dalla costruzione, lo stato di conservazione degli impianti potrebbe non garantire più una perfetta tenuta e costituire una fonte potenziale di rischio di contaminazione dell’ambiente. A questo dovrebbe secondo noi lavorare in primis il Presidente Bani.
Ci sono altri edifici, alcuni a destinazione residenziale esterni all’area, ma appare impossibile collocare lì le tre strutture dei Carabinieri senza rilevante, inaccettabile, consumo di suolo, boscato e di pregio.
Anche il riferimento che Bani fa al rischio di future possibili speculazioni immobiliari nell’area citando i casi della Curtatone e dell’Artale è errato. Quelle “valorizzazioni-speculazioni” sono state possibili solo perché il Comune lo ha permesso, approvando varianti urbanistiche di cambio di destinazione d’uso verso il residenziale e prevedendo e approvando (Curtatone) conseguenti Piani di Recupero. Al Cisam se il Parco non lo consente nessuna speculazione sarebbe possibile.
I rappresentanti locali al Tavolo Interistituzionale proprio questo dovevano affermare, che non saranno più pensabili in futuro sulle caserme in città operazioni di “valorizzazione” immobiliare.
È il Ministero della Difesa che deve chiarire quali sono le irrinunciabili esigenze strettamente operative dell’Arma da soddisfare e di conseguenza dichiarare la propria disponibilità a escludere l’idea di cittadella, a ridurre fortemente le dimensioni del progetto e a realizzarlo in sedi diverse.
Deve essere il Ministero a illustrare il reale livello di utilizzazione delle caserme attualmente presenti in città (Gamerra e Bechi Luserna), a quanto è dato sapere ampiamente sottoutilizzate, e di conseguenza in che modo e in quale misura possano essere utilizzate per soddisfare le esigenze attuali dell’Arma.”