Pisa, 24 ottobre 2022 – Una protesta, pacifica ma determinata, è stata organizzata da Confcommercio per giovedì 27 ottobre alle 16 in piazza dei Ciompi a Firenze, a cui panificatori e pasticceri di Pisa e provincia aderiscono per lanciare l’allarme contro il caro-bollette e gli insostenibili aumenti di energia elettrica e gas.
“Una grande protesta che coinvolge imprenditori di tutta la Toscana, proprio nella piazza che già nel Trecento fu teatro di un celebre tumulto, per un’emergenza che sta minacciando l’esistenza stessa di forni e panifici e di conseguenza l’esistenza stessa del pane artigianale sulle nostre tavole” afferma il direttore di Confcommercio Provincia di Pisa Federico Pieragnoli. “Invitiamo tutti a partecipare a questa grande mobilitazione, la situazione è sempre più drammatica: i costi delle bollette e delle materie prime stanno azzerando i ricavi delle aziende, già alle prese con il calo dei consumi e la difficoltà a trovare nuovo personale. Senza interventi immediati a livello nazionale per contrastare il caro-energia si prospetta un futuro nerissimo per il settore, che da qui alla metà del 2023 rischia di perdere fino a 1.350 attività e 5.300 posti di lavoro. Solo in Toscana sono 130 i forni a rischio chiusura, con una perdita immediata di almeno 520 addetti”.
“Fino all’anno scorso spendevo tra gli 11 e i 12mila euro all’anno per luce e gas, la stessa cifra che mi ritrovo a pagare per le sole bollette di agosto e settembre, e la situazione è la solita per molti colleghu” dichiara il delegato Assipan Confcommercio Pisa Maurizio Figuccia. “Tenere aperto a queste condizioni è anti-economico, lavoro non solo senza guadagnare, ma rimettendoci, e non so quanto potremo andare avanti di questo passo, Senza aiuti alle imprese o interventi strutturali per limitare l’impatto della crisi energetica da qui a Natale non ce la faremo a sopravvivere e saremo costretti a misure drastiche”.“Anche l’aumento delle materie prime ci sta mettendo in enorme difficoltà” ribadisce Figuccia.”Il burro è passato da 5 a 12,50 euro al chilo, la mozzarella da 5 a 8 euro, il lievito di birra da 1,90 a 4,80 euro, la farina per il pane da 35 a 70 euro al quintale, la farina di grano duro da 55 a 100 euro al quintale, e l’olio di semi di girasole costa praticamente quanto l’olio extra vergine di oliva. Siamo preoccupatissimi per il nostro immediato futuro, con la chiusura delle nostre attività oltre a centinaia di posti di lavoro verrà a sparire un prodotto d’eccellenza come il tradizionale pane artigianale italiano, a favore dei prodotti dei grandi gruppi industriali che hanno spalle ben più coperte delle nostre”.