Al via il progetto europeo ArchAIDE (Archaeological Automatic Interpretation and Documentation of cEramics) basato su strumenti informatici innovativi per il lavoro degli archeologi. L’Università di Pisa avrà il ruolo di capofila di un consorzio internazionale finanziato con 2 milioni e 460mila euro. L’idea è quella di creare un prototipo in grado di accelerare il lavoro degli archeologi sulla classificazione delle ceramiche, fondamentali per datare i contesti archeologici e comprendere i flussi commerciali e le interazioni sociali nel passato. Nei tre anni del progetto, che prenderà avvio il prossimo 1 aprile, sarà infatti sviluppata e testata un’applicazione per dispositivi mobili, capace di riconoscere e classificare i reperti sulla base di immagini fotografiche, grazie ad un’interfaccia semplice e ad algoritmi efficienti per la caratterizzazione, la ricerca e il recupero delle corrispondenze visive e geometriche. Inviando la foto del reperto ceramico, mediante smartphone o tablet, a un database contenente le informazioni sulle varie tipologie di ceramiche in uso nell’antichità, sarà possibile ottenere l’identificazione del reperto. Creare così una carta d’identità elettronica delle singole ceramiche, che consenta la visualizzazione delle informazioni in tempo reale e la creazione di un archivio aperto per trasformare i dati in patrimonio comune.
Afferma la professoressa Letizia Gualandi: “ Il nostro obiettivo è un archivio che sia valido per tutto il mondo antico e che possa essere utilizzato da qualunque ricercatore, studioso o appassionato in qualunque luogo si trovi. Un sito web, che sarà appositamente creato all’inizio del progetto, consentirà a chiunque di seguire il lavoro di ricerca in ogni sua fase”.
Oltre all’Università di Pisa-Dipartimento di Civiltà e forme del sapere, i partner del progetto ArchAIDE sono il Cnr-Istituto di Scienza e tecnologie dell’informazione, le università di Tel Aviv (Israele)-School of Computer Science, York (Gran Bretagna)-Archaeology Data Service, Barcellona (Spagna)-Facultad de Prehistòria, Història Antiga i Arquelogia e Koeln (Germania)-Institut für Archäologie. Partecipano inoltre due aziende spagnole, “Baraka Arqueologos” ed “ElementsCentre De Gestió i Difusió De Patrimoni Cultural”, e l’italiana Inera srl con il compito di sperimentare sul campo il prototipo che sarà realizzato.
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