Pisa, 4 gennaio 2022 – Riceviamo e pubblichiamo un comunicato di
Luigi Sofia, coordinatore SI Pisa – Città e Raffaella Pretini, responsabile scuola Sinistra italiana Pisa. “Il Comune di Pisa intende restituire il contributo regionale di oltre 46.000 euro dei Progetti educativi zonali (P.E.Z.) “conseguente all’impossibilità di svolgere attività socio educative non formali”. Così si legge nel comunicato, che prosegue: “Un fatto grave in tempi critici per la scuola pubblica e per tutto quello che concerne l’ambito della formazione che vede aumentare su tutto il territorio nazionale i dati relativi alla dispersione scolastica. Dispersione scolastica e povertà educativa che penalizzano coloro che nascono prevalentemente in contesti marginalizzati e che non trovano alcun sostegno e supporto da parte delle istituzioni. Eppure, sarebbe proprio compito della scuola quello di superare le disuguaglianze affinché tutti abbiano le stesse opportunità. A questo serve il Progetto educativo zonale (P.E.Z).
La regione Toscana, nell’ambito della programmazione territoriale per l’educazione e istruzione promuove questi progetti educativi rivolti ai bambini e ai ragazzi a partire dai 3 mesi di età fino ai 18 anni. L’obiettivo è proprio quello di contrastare la dispersione scolastica. Sono azioni che, per essere attivate, hanno bisogno della progettazione e dell’impulso delle amministrazioni locali. Ci chiediamo quale ruolo abbia svolto il Comune di Pisa in questa occasione e quali siano le spiegazioni per motivare tale fallimento. Inoltre, ci risulterebbe che il Comune di Pisa sia stato in grado di sbloccare soltanto un finanziamento dal PNRR per gli asili nido. Troppo poco.
Secondo i dati ISTAT, nel Comune di Pisa vivono circa 3.000 bambini (di cui 1.700 bambini tra gli 0 e i 2 anni compiuti, e circa 1.300 tra i 3 e i 5 anni compiuti). In base ai posti pubblici disponibili (esclusi quindi quelli privati), apprendiamo dai bandi recentemente pubblicati che il Comune di Pisa dispone di 486 posti in asili nido (0-3 anni) e 521 posti in scuole d’infanzia (3-6 anni).
Solo al 27% dei bambini verrà garantito un posto pubblico all’asilo comunale, e solo il 39% degli infanti di età compresa tra i 3 e i 6 anni potrà accedere alle materne.
Il servizio degli asili nido comunali costituisce un bene essenziale per garantire il benessere delle bambine e dei bambini. Garantisce loro un processo di crescita armoniosa e la possibilità di socializzare e giocare senza essere vincolati agli aspetti economici delle rispettive famiglie di provenienza. La scuola è il luogo in cui si abbattono le diseguaglianze.
Sappiamo poi che in Italia quasi una donna su due non ha un’occupazione lavorativa se ha figli minori di 6 anni.
Questo richiede uno sforzo politico e programmatico da parte dei singoli enti che ancora una volta è venuto a mancare. Al di là dei soliti ed altisonanti e maldestri proclami del Sindaco o dell’assessore di turno, i fatti parlano chiaro. A pagarne le conseguenze saranno le cittadine e i cittadini.”