In Italia il tasso di occupazione femminile è del 46% cioè meno 20 punti percentuali rispetto agli uomini, quindi 12 punti in meno a confronto il valore indicato dall’Unione Europea nell’elenco del 2014, dopo di noi c’è solo la Grecia e Malta. Non c’è quindi abbastanza lavoro per le donne? Per l’Italia riequilibrare il dislivello occupazionale di genere potrebbe far registrare una crescita potenziale del Pil del 20%. Non male! L’eguaglianza nell’accesso al lavoro potrebbe portare importanti benefici soprattutto nei paesi in cui persiste una grande disparità tra uomini e donne, economica, sociale e culturale. Un Paese che volesse offrire a tutte le donne una opportunità di inclusione economica dovrebbe puntare alla parità come obiettivo strategico, creando le condizioni perché le donne possano veramente mettersi in gioco: aumentare la spesa per la formazione, rendere disponibili asili nido, favorire la conciliazione dei tempi casa lavoro, sviluppare l’assistenza famigliare per incentivare il lavoro. Invece in Italia le donne-madri si sono dimesse di più dal posto di lavoro. In otto casi su dieci a lasciare il lavoro sono state le donne, nel 2014, rispetto al 2013 (+6%). Pesa tantissimo l’assenza di asili nido e di assistenza: le interruzioni hanno riguardato chi aveva alle spalle pochi anni di lavoro e si trovava a gestire il primo figlio. Questo ulteriore dato è presente nella Relazione annuale sulle convalide delle dimissioni e risoluzioni consensuali delle lavoratrici madri e dei lavoratori padri per l’anno 2014, presentata il 25 giugno al Ministero del Lavoro. Il nostro Paese potrebbe beneficiare di una migliore inclusione lavorativa delle donne, e quindi di maggiore sviluppo, se il tema della parità tra uomini e donne sotto il profilo economico divenisse obiettivo delle politiche pubbliche. Purtroppo invece, tornando a guardare i valori emersi dal WeWorld Index, l’Italia è penalizzata dalla posizione negativa rispetto ad alcuni indicatori riguardanti il livello di partecipazione economica delle donne, i differenziali salariali con gli uomini, e la violenza contro le donne, dove il nostro paese si posiziona sempre dopo la centesima posizione su 167 paesi in classifica. In Italia le donne sono 1,7 milioni più degli uomini e costituiscono il 60% circa di tutti i laureati, ma rappresentano solo il 12% nel gruppo degli imprenditori/trici e guadagnano sensibilmente meno rispetto ai colleghi maschi nelle medesime posizioni. L’Italia è solo 102° in una classifica mondiale di 167 paesi per rapporto tra reddito delle donne e quello degli uomini. Non è quindi la mancanza di lavoro che tiene fuori le donne dalla economia, ma al contrario è la mancata partecipazione economica delle donne che riduce il mercato e rende asfittica l’economia, rallentando o addirittura bloccando la crescita di un Paese. Ma la partecipazione delle donne all’economia non avviene per caso. È possibile solo se esistono sistemi di welfare che permettono di conciliare maternità e lavoro, assistenza famigliare, che ricade tuttora in gran parte sulle donne, e possibilità di carriera. Attraverso il report WeWorld Index 2015 – L’inclusione di bambini/e e donne nel mondo, presentato lo scorso giugno al Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, è stato misurato con un indice sintetico per 167 Paesi il grado di inclusione di bambini/e e donne nel mondo, ovvero il 70% della popolazione mondiale. Prendendo in considerazione non solo parametri economici ma 4 indicatori diversi (dalla spesa pubblica per l’educazione alla violenza di genere contro le donne, dalla percentuale di donne in posizioni di governo al tasso di disoccupazione) abbiamo visto che Paesi – come Italia, Grecia, Spagna – dove le donne patiscono una qualche forma di svantaggio rispetto agli uomini, persistono valori culturali, politiche e pratiche che non favoriscono la partecipazione economica delle donne.
In conclusione le strade per uscire dalla crisi sono probabilmente tante, ma una che forse sarebbe ora venisse imboccata con decisione è quella della piena parità tra uomini e donne nell’economia e nel lavoro.
MP. sett. 2015
fonte:
https://europa.eu/eyd2015/it/italy/events/weworld–index–2015
WeWorld Index 2015 – L’inclusione di bambini/e e donne nel mondo