A Pisa si voterà nel 2018. Nello stesso anno finirà anche la legislatura a Roma. Renzi lo ripete ogni giorno “Dureremo fino alla fine”. Si prevede quindi che a Pisa si voterà in concomitanza con le elezioni nazionali, fino a qui tutto lineare. In altri periodi, ci sarebbero stati i tempi giusti per permettere al Sindaco di perfezionare il suo allineamento al “renzismo per poi concordare col premier il suo futuro. Possibilmente tornare al Parlamento dove allora era stato obbligato a lasciare per fare posto a Fontanelli. Una sorta di staffetta della sofferenza a palazzo Gambacorti. Ma tutto nella continuità.
Questi però non sono tempi di pace e il Pd non è il vecchio Partito Comunista né i suoi succedanei. A quell’epoca si decideva tutto intorno al mitico tavolo tondo e non c’erano storie. La questione era finita lì.
Oggi non è così e il Pd ha cambiato anche la modalità dello scontro oltre che la sua antropologia. Si seleziona col sorriso ma in maniera chirurgica si escludono gli avversari.
E Filippeschi attende con chi stare. Ecco perché oggi uno spettro si aggira per la città: “Due anni sei mesi e un giorno”. Che non è altro che la metà più un giorno del secondo mandato del Sindaco. Se da quella data Filippeschi cade non sarebbe più ricandidabile e non avendo altri agganci elettorali (non ci sono elezioni in vista)
La voce che gira in città è che i renziani non aspettano che quella data. E avrebbero anche lo strumento la bocciatura del prossimo bilancio. Certo che il voto sul Senato non sarà secondario e a seconda dell’esito si scateneranno lunghe notti tempestose. Chiti ma certo anche Fontanelli pare che non molleranno e il sindaco avrà il suo daffare per dimostrare che con il sindaco che l’ha preceduto e cresciuto non è più legato. Gli crederanno? E cosa gli chiederanno?
Sarà una bella attesa. Rossi per la sua riconferma ha dovuto rompere il cerchio magico partendo dall’aeroporto e finendo per affrancarsi dai dalemiani che per anni sono stati la sua bibbia. Toccherà anche al sindaco percorrere questa strada? . Ma a che prezzo.
Intanto proprio perché al 2018 nessuno in comune pensa che si possa arrivare questa estate i giornali locali hanno fatto circolare i nomi dei possibili successori.
Il più accreditato è Serfogli assessore di lunga vita e in comune da sempre. Uomo dalle tante preferenze. Incarna una posizione molto autonoma e mobile all’occorrenza.
Poi è girato il nome di Cerri diventato renziano in versione anti Fontanelli. Un altro che ambirebbe a fare il Sindaco è Gelli renziano della prima ora ma dopo gli accordi sulle regionali con Fontanelli pare abbia perso smalto e la credibilità dei renziani in purezza.
E poi il numero uno oggi ferito Paolo Fontanelli; oppositore di Renzi non di maniera ha avversato la manovra dell’aeroporto fino all’ultimo rompendo di brutto col “fratello minore” Enrico Rossi da lui inventato trent’anni e passa fa.
Si parla di una sua lista ma pare che quelli che gli sono rimasti vicini lo stiano dissuadendo. Dopo la sconfitta alle regionali di Nocchi le sue azioni sono molto calate. Rimane comunque una variabile con cui fare i conti. Non fosse altro per la sua grande esperienza e legame con la città.
E allora se queste ipotesi tenessero potrebbe spuntare fuori il nome del più in voga e bravo del momento. Nel 98 per ragioni simili toccò proprio a Fontanelli che non ci pensava lontanamente lasciare la strada che l’avrebbe portato alla Presidenza della Regione e immolarsi per il bene di Pisa dopo che i suoi avevano decapitato senza ragione una persona perbene come Floriani.
Oggi saremmo in quelle condizioni. Tanti cervelli in campo nessuno eccellente. Noi pensiamo che ci penserà Renzi tirando fuori dal cilindro un suo uomo di fiducia. Uno che conosce la città e bene e che ha resistito a Pisa sulla trincea del dalemismo in tempi non sospetti difendendo e poi affermando valori che con la vecchia liturgia comunista non hanno niente a che fare. Uno che ha accettato l’esclusione dalla giunta Filippeschi (quello allora era il suo seplice obbiettivo) senza batter ciglio. Preparando però la rivincita dal giorno dopo facendosi eleggere in regione dopo un anno con 10.000 preferenze dopo aver indebolito ad arte il fronte della vecchia guardia.
Uno che in un batter d’occhio è diventato il numero due del partito in Toscana.E che incarna la modernità renziana come nessun altro ? Antonio Mazzeo prossimo sindaco di Pisa e il cerchio si chiude. Vedremo!
MP. 15 sett.