Kitty Braun, 80 anni appena compiuti, è stata ospite, nella mattina di giovedì 28 febbraio, in municipio a Cascina per raccontare la propria esperienza di testimone diretta dei campi di sterminio nazisti. L’iniziativa rientra nel programma delle celebrazioni promosse dal Comune di Cascina per il Giorno della memoria 2016. Introdotta da Fernando Mellea, assessore alla cultura, ad ascoltarla c’erano gli studenti delle classi quinta E, quinta F e quarta F dell’istituto superiore “Pesenti” e della classe terza C della scuola secondaria di primo grado “Pascoli”. Catturata nei dintorni di Mestre nel novembre 1944, Kitty Braun e la sua famiglia, ebrei originari di Fiume, furono trasportati in treno, in carri bestiame, al campo di Bergen Belsen. All’epoca Kitty aveva appena 9 anni. Quando racconta quel terribile periodo, la sua narrazione è cruda e asciutta al ricordo delle sofferenze patite e diventa di colpo tenera e commossa quando sono i brevi attimi di gioia a riaffiorare alla mente.
“Nei carri bestiame avevamo un solo secchio di latta dove fare i nostri bisogni – ricorda Kitty – una cosa che mi metteva in estremo imbarazzo. Arrivati a Ravensbruck ci assegnarono a baracche in cui ci riempimmo di pidocchi. Ricordo che dormivo in un letto a castello. Sul letto sopra c’era una donna. Tutte le volte che si muoveva, dal suo materasso mi cadeva addosso una pioggia di pidocchi grossi e neri. Da Ravensbruck ci portarono al campo di sterminio di Bergen Belsen. Arrivammo di notte. Oltre il filo spinato, le prigioniere ci guardavano con gli occhi che parevano uscissero dalle orbite dei loro crani orribilmente magri. Ci assegnarono ad una baracca dove si dormiva per terra. Lì morì mio cugino. I cadaveri erano ammassati in fosse comuni non ricoperte”.
“Quando arrivarono a liberarci, gli inglesi trovarono la nostra baracca dal fetore che emanava, visto che una volta scappati i tedeschi, nessuno si era più azzardato a uscire e per un tempo lunghissimo vivemmo rinchiusi. Ci lavarono con una sistola e un bruschino per toglierci di dosso la sporcizia e il sudiciume che si erano incrostati sulla nostra pelle. E non potrò mai scordare di quando fui messa, alla fine, a riposare in un letto con materasso e lenzuola pulite. Fu una sensazione bellissima. L’esperienza del campo fu sconvolgente – ha concluso Kitty Braun – e mi ha condizionato per tutta la vita. Ad appena 9 anni capii che cosa era veramente importante nella vita e cosa no, per cosa valeva la pena battersi oppure no”.