Piergiorgio Welby: due occhi liberi, in perenne movimento, imprigionati in un corpo ormai immobile, fragile, inerte, ridotto così dalla distrofia muscolare che lo ha colpito a soli 16 anni. Siamo abituati a ricordarlo così ed è così, che invece, Livia Giunti e Francesco Andreotti, autori del film-documentario “Love is All. Piergiorgio Welby, autoritratto”, si rifiutano di ricordarlo, perchè Piergiorgio era molto di più; ed era giusto far scoprire al pubblico chi si celava dietro l’icona della lotta per i diritti civili, l’autodeterminazione dei popoli e il libero rifiuto delle cure.
Giovedì 21 Gennaio al Cinema Arsenale, è stato proiettato il film in anteprima nazionale, in sala i due autori Andreotti e Giunti, Francesco D’Alpa neurofisiopatologo e Mina Welby, moglie di Piergiorgio che, in un incontro post proiezione, hanno approfondito quelli che sono stati i temi trattati, raccontando poi la genesi di questo lungo lavoro, iniziato addirittura quasi 10 anni fa, quando Francesco e Livia stavano lavorando a delle riprese sui falchi pellegrini a Roma e si imbatterono in un blog di birdwatching, di cui scroprirono essere un assiduo frequentatore proprio Welby. Di qui il primo contatto con Mina e l’irruente desiderio di scoprire quale fosse la vera storia di Piergiorgio, l’uomo che nel 2006, attraverso una fredda voce sintetica chiese al Presidente della Repubblica di “esser lasciato morire”, perchè la vita attaccato a un ventilatore polmonare che continuava a pompare aria dove non c’era più tessuto muscolare si può definire solo tortura.
“Love is All” non è un film documentario tradizionale, quello dei due autori pisani, sempre in stretta collaborazione con la famiglia Welby, è stato un accurato lavoro di ricerca nella grande quantità di materiale lasciataci da Piergiorgio che era un uomo dotato di una grande vena artistica: scritti, poesie, dipinti, fotografie.. è attraverso questo personalissimo autoritratto che il personaggio si racconta; vengono lasciati ai margini gli altri personaggi e completamente fuori i classici commenti degli esperti che tanto affollano i classici documentari. Gran parte del film è invece occupata dalla figurta di un Welby giovane: le giornate a caccia col tanto amato padre, i pranzi in famiglia, la pesca al lago, il matrimonio con Mina, tutte immagini private accompagnate dalla voce di Emanuele Vezzoli, che presta la sua a Piergiorgio. L’impostazione del film ricorda molto la video arte e le video istallazioni, anche questa una scelta autorale molto azzeccata, poichè attraverso il susseguirsi di blocchi di colore, dipinti, fotografie, immagini astratte e un’eccellente colonna sonora curata da Tommaso Novi, il personaggio di Welby viene fuori in tutta la sua spontaneità e intimità. Un personaggio che amava la vita, celebrato attraverso un film che parla d’amore più che di morte.