Pisa, 4 marzo 2021 – Il palazzo dei Congressi chiude e l’edifico torna all’Università di Pisa, con conseguenze evidenti e gravissime per quel che resta del turismo locale. A lanciare la notizia è Roberto Tommasoni, presidente di Confalberghi ConfcommercioPisa: “Dobbiamo impedire la chiusura definitiva dell’unico luogo congressuale della città, perché questa decisione sarebbe la pietra tombale sul turismo del nostro territorio”.
E’ preoccupato il presidente degli albergatori pisani: “E’ inutile ricordare che la presenza di tre università di livello internazionale, un polo ospedaliero all’avanguardia, centri di ricerca avanzatissimi, aziende private ad altissima specializzazione operanti sui mercati globali, consentono alla nostra città di svolgere un ruolo da protagonista nel turismo congressuale. Parliamo di un segmento fondamentale, fatto di professionisti, al 90% proveniente da fuori regione e soprattutto dall’estero, che per le imprese legate al turismo locale rappresenta una fonte vitale di sostegno e di ricchezza. Solo in Italia, la sesta nazione al mondo per questo tipo di turismo, i viaggi legati a convegni e congressi generavano un indotto di 65 miliardi di euro, impiegando qualcosa come 570 mila addetti. Chiudere l’unico centro congressuale di Pisa vuol dire cancellare non solo ciò che assicura l’occupazione alberghiera anche in bassa stagione, ma riveste anche un peso importantissimo soprattutto per l’immagine di Pisa nel mondo e di fatto coinvolge non solo tutta la filiera di settore (alberghi, agenzie di viaggio, trasporti, catering, servizi tecnici…) ma l’intera destinazione, dai musei ai ristoranti, dai taxi allo shopping nei negozi”.
“Considerando la situazione della pandemia, ad oggi le prospettive per il nostro settore sono praticamente pari a zero. E proprio per questo non possiamo permetterci il lusso di depauperare e perdere definitivamente anche Palazzo dei Congressi, un motore fondamentale per la ripartenza, quando questa avverrà. Chiediamo buonsenso e coscienza agli attori protagonisti della vicenda, affinché questa chiusura non avvenga” – conclude Tommasoni.