Pisa, 3 novembre 2020 – Degrado, sporcizia, spaccio, latrina e chissà cos’altro. E talvolta ritrovo per disperati. Non stiamo parlando dell’ultimo recesso di periferia, ma di uno dei palazzi più importanti nel cuore di Pisa: il palazzo della Provincia, in piazza Vittorio Emanuele II, nel quartiere della stazione.
Un vero e proprio cantiere, messo su da mesi, al quale non lavora nessuno da tempo. Come se fosse abbandonato lì, senza che nessuno se ne occupi, a parte i discutibili frequentatori. un mostro all’incuria e al degrado issato in mezzo ad una piazza bella e riqualificata costellata di attività e locali importanti. Il cartello segnaletico della concessione edilizia non offre ulteriori indicazioni se non che il termine previsto per il completamento del ponteggio è scaduto lo scorso 30 settembre. Altre tipologie di lavoro non sono evidenziate e questo fatto genera più di una preoccupazione per gli imprenditori ma anche per semplici cittadini, costretti a convivere con una simile bruttura per chissà quanto tempo ancora.
“Una ferita nel centro della città, una ferita che dura da troppo tempo, un segno tangibile dell’incuria e dell’inefficienza di regione e provincia, per le quali questo edificio, una volta ingabbiato ben bene, sembra non interessare più” – dichiara il direttore di ConfcommercioPisa Federico Pieragnoli: “Pisa merita rispetto. E’ mai possibile issare un ponteggio in una piazza centralissima della città, e lasciarlo così per mesi come se niente fosse, senza che nessuno ci lavori e senza previsioni di iniziare a farlo? Informino la città, dicano per quanto tempo ancora questo palazzo sarà prigioniero dell’attuale cantiere, più simile a un ghetto che ad un luogo di lavoro. Qualcosa dovrà essere fatto, e presto, perché la situazione sta diventando intollerabile e non solo sotto il profilo estetico e di decoro”.
Confcommercio si rivolge infine al sindaco Conti: “Se Regione e Provincia non si danno tempestivamente una mossa, credo che il sindaco abbia la facoltà e tutti i necessari strumenti normativi per costringere la proprietà alla ristrutturazione del palazzo, alla rimozione del cantiere, e in definitiva al ripristino di una situazione di decoro”.