Pisa, 28 settembre 2017 – Altri 18.000 voli cancellati, 400.000 clienti lasciati a terra, cancellato il volo Pisa-Londra Stansted del 28 novembre, e l’intera tratta tra Pisa e la capitale bulgara Sofia: esprime preoccupazione, e non può essere altrimenti, il direttore di ConfcommercioPisa Federico Pieragnoli per quello che sta accadendo a Ryanair. “L’aeroporto di Pisa e Ryanair hanno una storia comune, che ha segnato la fortuna e il successo di entrambe, innalzando Pisa a porta turistica della Toscana e del Centro Italia” – spiega il direttore di ConfcommercioPisa Federico Pieragnoli – “ma proprio per questo non possiamo non essere preoccupati per quanto sta accadendo. L’improvvisa cancellazione di voli e di tratte di un vettore dell’importanza di Ryanair, al di la del singolo scalo, è comunque un danno al turismo, che procura evidenti difficoltà a migliaia di persone che per vari motivi svago, cultura, lavoro, sport, benessere e altro alimentano il turismo e che si trovano, loro malgrado, a dover vivere un disagio assolutamente inatteso e non preventivabile”.
“Sembra che Pisa non figuri tra gli aeroporti più penalizzati” – prosegue Pieragnoli – “ma lo stato di salute di Ryanar è fondamentale per il Galilei, considerando i quasi 2 milioni di passeggeri veicolati dalla compagnia irlandese, che obiettivamente ha rivoluzionato il modo di viaggiare ampliando esponenzialmente la platea dei consumatori e il modo stesso di fare turismo. Gli effetti negativi sono fuori discussione, direttamente sui viaggiatori coinvolti, indirettamente sul resto della filiera turistica (hotel, ristoranti, musei, etc…). Non dimentichiamo che gli aeroporti italiani pagano una cifra intorno ai 150 milioni di euro all’anno per ottenere collegamenti Ryanair, soldi almeno in parte pubblici, finalizzati ad un incremento di rotte e di passeggeri e non certo ad una cancellazione delle stesse. Infinequesta vicenda deve farci riflettere su alcune delle più clamorose storture di una legislazione nazionale ed europea strabica e lacunosa, che permette ad esempio, alle grandi multinazionali di fare affari in Italia e pagare le tasse all’estero, che permette loro elasticità e tolleranza nel giudicare gli aiuti di stato, elasticità, tolleranza e buonsenso che troppo spesso vengono negate alle piccole e medie imprese, ai commercianti, agli artigiani, ai balneari, ai pubblici esercizi e a tutti coloro che sperimentano il rigore inflessibile e ottuso di certe direttive europee”.