Pisa, 23 ottobre 2023 – “L’ennesimo crollo del nostro patrimonio culturale e i disastri della politica.” Così si legge in un comunicato della formazione politica Una Città in Comune, che prosegue: “La notizia dell’ennesimo crollo, stavolta del tetto della chiesa di San Martino, ci rattrista e ci sconsola. Il patrimonio culturale pisano è in dissesto da oltre vent’anni e non si contano i cedimenti, le chiusure, gli edifici storici messi in sicurezza o lasciati in abbandono.
Tre mesi fa ci univamo all’accorato appello dell’arcivescovo Benotto
affinché “ciascuno faccia la sua parte”, comprese le istituzioni locali
e nazionali perché il patrimonio è di tutti. Poco prima la chiesa di
Santo Stefano dei Cavalieri (di proprietà demaniale) era stata chiusa
per problemi strutturali al tetto, e ancora un anno addietro era stata
la volta della piccola chiesa di Santa Marta per la stessa ragione. Otto
anni fa accadde alla chiesa di San Francesco (anch’essa di proprietà
demaniale), una delle principali emergenze architettoniche e
storico-artistiche della città: ci mobilitammo con Tomaso Montanari,
tante furono le promesse, le dichiarazioni di politici locali e
nazionali, poi arrivarono persino i finanziamenti per far partire il
cantiere di restauro. Tuttavia, dopo tutto questo tempo siamo ancora in
attesa che qualcosa si sblocchi e che si possano tornare ad ammirare le
vetrate della chiesa, i suoi monumenti funebri, gli affreschi della Sala
del Capitolo. Nel frattempo però la piazza San Francesco è stata
trasformata in un comodo parcheggio abusivo ed anche la facciata non è
più completamente sgombra alla vista.
Tutti sanno che il nostro patrimonio culturale necessita di cura, di
continua manutenzione e di tutela, dunque di soldi, tanti, e di
istituzioni (le Soprintendenze) che vigilino e gestiscano i lavori. Le
devastanti riforme dell’allora Ministero dei beni e delle attività
culturali, oggi della Cultura (sigh!), da ultimo la famigerata Riforma
Franceschini, hanno smantellato un sistema che, con pur mille falle e
pochi quattrini, riusciva a svolgere il proprio ruolo. Oggi non più,
intanto perché quegli uffici sono stati svuotati, poi perché si ragiona
soltanto in una mera logica emergenziale: solo a crollo avvenuto ci si
mobilita, con gran difficoltà e benemeriti sponsor (ad esempio l’Unicoop
Toscana per la chiesa di San Paolo a Ripa d’Arno, dopo una lunghissima
chiusura) o con i finanziamenti della Fondazione Pisa, che viene sempre
chiamata ad intervenire ma che non può certo tappare tutti i buchi.
Perché di buchi, anzi di voragini ormai si tratta, ma è un disastro che
viene da molto lontano. Basta passeggiare nel salotto del centro per
trovare, a distanza di anni, gli stessi ponteggi (arrugginiti) davanti
allo storico Palazzo (privato) Prini-Aulla o Mazzarosa sul Lungarno, che
cade letteralmente a pezzi, e così il Complesso dei Trovatelli (svenduto
a privati), anch’esso transennato, con l’adiacente Chiesa di San Giorgio
in abbandono e dissesto. Fa piacere, senza alcuna ironia, che il
consigliere del Pd Marco Biondi si accorga ora della situazione. Vale la
pena ricordargli che non c’è alcun bisogno dell’ennesimo tavolo esterno,
magari costituito da volontari, per monitorare sullo stato dei beni
culturali: nonostante i tentativi di Franceschini e di altri del suo
partito, e naturalmente delle forze di governo, le Soprintendenze
esistono ancora ed a loro, per Costituzione, compete questo ruolo.
Basterebbe tornare a farle funzionare.”