Pisa – In attesa degli esiti dell’istruttoria ancora in corso in commissione consiliare il coordinamento cittadino di Articolo Uno – Mdp Pisa ha elaborato un documento relativo all’applicazione del decreto legge in materia di Daspo urbani. “In merito alla modifica del regolamento di Polizia Municipale – si legge nel documento di Mdp – necessario per dare concreta attuazione alla legge 48/2017, in materia di cosiddetti Daspo urbani, Articolo uno-Mdp, rifiutando di affrontare un tema così importante come la sicurezza ed il decoro dei centri urbani con approcci demagogici, pregiudiziali o retorici, ritiene necessario formulare alcune riflessioni, utili a mettere in campo interventi mirati e realmente efficaci. La sicurezza urbana, quale “bene pubblico che afferisce alla vivibilità ed al decoro delle città”, così come definito dalla legge medesima, riteniamo debba essere tema centrale e di primaria importanza nelle politiche sociali di ogni amministrazione, in particolare in un’ottica di tutela delle fasce di popolazione che, per ragioni sociali o economiche, sono più esposte ai rischi connessi al degrado urbano e alla microcriminalità.
Proprio partendo da queste premesse appare necessario valutare con attenzione se vi sia la possibilità di individuare criteri e modalità di applicazione dei cosiddetti Daspo urbani che non si traducano in una inutile dispersione di risorse (umane ed economiche) o in mere dichiarazioni politiche, incapaci di dare adeguata risposta alle legittime ed effettive esigenze di sicurezza dei cittadini. E’ innegabile che il decreto legge recante “Disposizioni urgenti in materia di sicurezza delle città” presenti non pochi elementi di criticità sui quali Articolo uno-Mdp esprime le proprie perplessità. La previsione di una sanzione amministrativa a carico di coloro che impediscono l’accesso o la fruizione delle zone individuate dalla legge e dal regolamento di polizia municipale appare del tutto inefficace quale misura deterrente nei confronti di soggetti che nella quasi totalità delle ipotesi si trovano in condizioni economico-sociali già compromesse e che dunque, in ogni caso, sarebbero oggettivamente impossibilitati ad adempiere. Simili soluzioni rischiano peraltro di risultare particolarmente inefficaci essendo destinate a colpire solo gli ultimi anelli – spesso a loro volta oggetto di forme esasperate di sfruttamento – di catene ben più articolate di microcriminalità (si pensi ai vari fenomeni di accattonaggio e di spaccio di sostanze stupefacenti).
Ricomprendere nei “luoghi particolari” di cui all’art. 9 della legge 48/2017 ogni area che presenta criticità in materia di degrado urbano e di pubblica sicurezza, senza operare le necessarie distinzioni con riferimento alla loro estensione, alla frequentazione ed alle problematiche specifiche, e svincolando altresì l’applicazione della legge stessa ai criteri da essa previsti (siti scolastici o universitari, luoghi museali e artistici o comunque zone interessate da flussi turistici), rischia di rendere, oltre che illegittime, del tutto inefficaci le misure adottate. Si palesa, inoltre, un’ulteriore criticità: quella di aggravare situazioni di rischio per la cittadinanza più esposta, disperdendo energie fondamentali per il presidio dell’intero territorio urbano, non solo limitato al più ristretto contesto del centro storico. Da un lato è infatti evidente come, senza un adeguato investimento di risorse, sia impensabile che gli agenti di polizia municipale possano efficacemente coprire l’intera area urbana ricompresa all’interno delle mura; d’altra parte è assolutamente da evitare il rischio di ritenere l’intervento degli agenti di polizia municipale, così come dettagliatamente descritto dall’art. 10 della legge, sostitutivo di quello delle forze dell’ordine, specificamente diretto alla prevenzione e repressione degli episodi di microcriminalità che costituiscono la causa principale del degrado di alcune zone.
Gli aspetti critici di una legge, che se da un lato ha l’obiettivo di consentire alle amministrazioni locali di poter sviluppare interventi mirati e specifici per ogni singola e differente realtà, dall’altro presenta numerose incertezze applicative, impongono maggiore riflessione e senso di responsabilità. Per questo motivo Articolo uno-Mdp ritiene fondamentale completare l’istruttoria sui principali aspetti legati all’applicazione della legge, attraverso il percorso già iniziato di audizione dei soggetti coinvolti e l’analisi critica delle esperienze già vissute da altre amministrazioni locali. Articolo uno-Mdp ritiene infine che qualunque intervento in materia di tutela del decoro urbano debba necessariamente accompagnarsi alla ferma volontà dell’Amministrazione di contribuire all’attuazione di quegli interventi integrati di cui all’art. 4 della legge, di riqualificazione e recupero delle aree o dei siti degradati, di eliminazione dei fattori di marginalità e di esclusione sociale, di prevenzione della criminalità e di promozione del rispetto della legalità e di affermazione di più elevati livelli di coesione sociale e convivenza civile, senza distinzione alcuna tra centri e periferie urbane. Questo al fine di offrire alla città soluzioni realmente efficaci e scevre da approcci demagogici e ideologici, per l’attuazione di politiche integrate di sicurezza sociale e decoro cittadino all’altezza delle complessità del nostro tessuto urbano.