Pisa, 26 ottobre 2023 – “Vogliamo ringraziare il Rettore Zucchi per aver risposto alla nostra lettera aperta riguardante la realizzazione del nuovo Dipartimento di Biologia: il nostro primo intento infatti era quello di colmare una evidente lacuna di comunicazione e confronto tra l’Università, le Amministrazioni Comunali con le quali è stato concordato il progetto, e
la città, tenuta totalmente all’oscuro.” Così si legge in un comunicato di Una Città in Comune, che prosegue: “Aprire una discussione pubblica è un primo passo in questa direzione, data la grande importanza di questo come di altri eventuali progetti che mettano in condizione l’Università e i suoi Dipartimenti di svolgere al meglio il proprio ruolo di ricerca e didattica, anche attraverso la creazione di nuovi e più idonei spazi. Importanza che noi riconosciamo in pieno.
Quello che ci preoccupa è come questo avvenga, e le conseguenze di
questo processo: il consumo di suolo nelle aree agricole periurbane, la
distruzione di preziose aree verdi di periferia e l’abbandono di
importanti strutture nel centro cittadino. Un processo di questa portata
per la città e il suo territorio non può che essere affrontato tramite
una discussione ampia e approfondita per giungere ad una condivisione
degli obiettivi, degli strumenti, e dei vincoli.
Apprendiamo, dalla lettera del Rettore, che sarebbe stato avviato un
confronto con l’Amministrazione: peccato che l’informazione è quasi
nulla al riguardo e che questo non abbiamo ad oggi alcuna ricaduta sulla
città. Tra l’altro, esistono luoghi di incontro e discussione anche
formali che non sono stati utilizzati, a partire dalla CUT, la
conferenza Università – Territorio, in cui Comune e Università sono
ufficialmente rappresentati. Crediamo che un progetto così rilevante
sarebbe dovuto essere discusso anche lì, non solo in sé e per sé ma
anche nel quadro strategico in cui si pone.
Per quanto riguarda il merito del progetto, crediamo che debbano essere
individuate, soppesate tecnicamente e discusse pubblicamente diverse
alternative.
Un esempio: se realizzato, l’edificio rappresenterà un evidente blocco
al corridoio ecologico esistente e riconosciuto come uno degli
“Obiettivi qualitativi e funzionali generali” nella scheda norma del RU
vigente, e la mitigazione con i tubi sottostrada per il passaggio della
piccola fauna selvatica non è assolutamente sufficiente a garantirne la
piena funzionalità. Se veramente non fosse più possibile ripensare
integralmente il progetto, una vera riduzione dell’impatto si potrebbe
ottenere ad esempio con una revisione della disposizione dell’edificio
lasciando una vera fascia verde di collegamento che comprenda anche le
tubazioni sottostrada citate nella lettera con le aree agricole a Nord
di via Moruzzi.
Rispetto alla nuova viabilità prevista verso Sud, di collegamento con
via del Ruggero: sarebbe poco utile e fortemente impattante sia dal
punto di vista ecologico rispetto alla sicurezza di un’eventuale
fruizione dell’area a fini ludico-ricreativi (si pensi anche all’attuale
frequentatissimo skate park). E’ fondamentale anche in questo caso
pensare a delle alternative da valutare tecnicamente e discutere
apertamente: ad esempio realizzare una pista ciclabile di
attraversamento dell’area; le auto potrebbero utilizzare la viabilità
esistente. Se davvero, come si dichiara, si pensa di servire la zona col
trasporto pubblico, non ha davvero alcun senso costruire l’ennesima
strada.
Data l’apertura al confronto emersa dalla lettera del Rettore, vogliamo
cogliere l’opportunità di affrontare anche le altre criticità che
abbiamo individuato fin dall’inizio: è necessario porsi il problema del
consumo di suolo, della sottrazione di aree verdi, dell’aumento del
traffico e dei consumi… Costruire nuovi edifici in periferia
abbandonando i vecchi produce troppo spesso quel fenomeno dannoso ormai
universalmente riconosciuto come sprawl urbano, che ha effetti negativi
non solo sugli spazi ma anche sul traffico e sui consumi energetici.
Crediamo che l’Università di Pisa potrebbe svolgere un ruolo
fondamentale nell’inaugurare sul nostro territorio una diversa politica
urbanistica che sappia tenere insieme diverse esigenze collettive, la
qualità della vita e la salute della cittadinanza, la lotta al
riscaldamento globale e la tutela e il miglioramento della biodiversità.
Questo sarebbe davvero profondamente in linea con una terza missione
intesa in senso alto, che potrebbe già trovare una declinazione concreta
in questa occasione.”