Domani al Gran Guardia di Livorno alla presenza dell’attore livornese Guglielmo Favilla
“Fino a qui tutto bene”, il nuovo film di Roan Johnson
al Gran Guardia e The Space di Livorno
Cinque ragazzi e il loro ultimo weekend insieme nella casa che hanno condiviso durante gli anni dell’università,
tra l’incertezza del futuro, lavoro che non c’è, feste e amori difficili
Domani, venerdì 20 marzo alle ore 20.30, al cinema Gran Guardia di Livorno (via del Giglio), si terrà la proiezione di Fino a qui tutto bene, il nuovo film di Roan Johnson, alla presenza dell’attore protagonista Guglielmo Favilla, livornese doc. Il film a Livorno è in programmazione al cinema Gran Guardia e al The Space.
Interpretato da Paolo Cioni, Melissa Anna Bartolini, Silvia D’Amico, Guglielmo Favilla, Alessio Vassallo con la partecipazione di Isabella Ragonese, il film racconta l’ultimo weekend di cinque ragazzi nella casa in cui hanno studiato e vissuto durante gli anni dell’università; arrivati alla fine del percorso universitario i protagonisti si trovano davanti l’incognita del futuro e mentre si preparano a lasciare la casa che hanno condiviso per anni, iniziano a confrontarsi con le scelte che cambiano la vita e i ricordi del passato.
Vincenzo, Paolo, Ilaria, Andrea e Francesca hanno condiviso una casa dove si sono consumati sughi scaduti e brevi amori, nottate sui libri e feste fino all’alba, invidie, gioie, amori e amicizie. Ma quel tempo di vita così acerbo, divertente e protetto sta per finire, e i cinque dovranno assumersi le loro responsabilità. Prenderanno direzioni diverse, andando incontro a scelte che cambiano tutto, chi rimanendo nella propria città, chi partendo per lavorare all’estero. Il racconto degli ultimi tre giorni di cinque amici che hanno condiviso il momento forse più bello della loro vita, di sicuro quello che non scorderanno mai.
“Nel 2013, l’Università di Pisa mi chiede di fare un documentario e mi sorprendo ad ascoltare ragazzi che, anziché lamentarsi per la crisi, hanno un atteggiamento di sfida. Di rilanciare, piuttosto che arrendersi – spiega il regista Roan Johnson – Per questo, quando ci è venuta l’idea per raccontare la fine di quel periodo protetto e acerbo, anziché seguire il classico percorso che ci avrebbe portati a sentirci dire che avremmo dovuto aspettare, che i soldi erano finiti, che avremmo dovuto scendere a compromessi produttivi, abbiamo deciso di fare da soli, di non arrenderci, di puntare in alto. Questo film sull’amicizia è stato fatto grazie agli amici, alcuni professionisti del settore, altri semplicemente amici. L’organizzatore era il proprietario di una libreria, il data manager uno stagista del Tirreno, la segretaria di edizione era la sceneggiatrice e mia compagna, incinta di cinque mesi. Avevamo un solo macchinista/elettricista, una sola costumista/scenografa. Con questa “Armata Brancaleone” siamo stati liberi di fare un film che ci apparteneva. Gli attori dormivano nella casa in cui stavamo girando così da essere davvero coinquilini. Questo clima ci ha fatto diventare i personaggi del film: gli attori indossavano i loro veri vestiti, le stanze erano le loro, e quando abbiamo dovuto lasciare quella casa, avevamo tutti davvero un groppo in gola.”