L’autore livornese di “Miseria puttana” torna in libreria con “Gli scarafaggi non si nascondono in casa” (la Bussola): con la prefazione del giornalista e critico musicale Ernesto Assante, il romanzo è un affresco generazionale sull’età d’oro di quattro amici ventenni che ingaggiano avventure urbane, sullo sfondo della crisi dell’acciaieria
A trent’anni dallo storico sciopero dell’acciaio a Piombino, il nuovo romanzo di Massimo Boddi, “Gli scarafaggi non si nascondono in casa”, racconta le vicende di quattro amici ventenni un po’ sbandati e ricorda l’eroica mobilitazione degli operai che ha animato le cronache locali e nazionali nell’inverno “caldo” a cavallo tra il 1992 e ’93.
La musica è parte integrante della storia, “è in tutto il romanzo, alle volte presente, alle volte solo evocata, in grado di avvolgere il racconto e farlo andare in direzioni diverse di volta in volta. Boddi è bravo, tagliente, romantico, vuole bene ai suoi personaggi e gli dà vita in maniera esemplare”, scrive nella prefazione il giornalista e critico musicale, Ernesto Assante.
Dopo il boom degli anni ’80, l’economia italiana è stagnante: i debiti sono sbalorditivi e la lira, appena svalutata, non riesce più a tenere il passo delle altre monete. Oltre ad essere finanziariamente in bancarotta, l’Italia è anche politicamente malata. Il romanzo è il ritratto nitido di una realtà che scompare, vissuta dal punto di vista di una generazione sfiduciata ma in cerca della propria strada. Sullo sfondo delle emergenti tensioni sociali, “Gli scarafaggi non si nascondono in casa” (la Bussola edizioni, 140 pp., 10 euro) mette a nudo il mondo di Giorgio, Mirko, Ivano e Renzo. Insieme a loro ci sono Miriam, Ludovica, Carmen, Veronica a condividere nuove storie nella sballata routine che segue le partiture del rock acido metropolitano.
Le generazioni hanno le loro playlist e la musica grunge era la colonna sonora della cultura giovanile dei primi anni Novanta. Aveva un suono riconoscibile, testi che rappresentavano voci mai ascoltate prima ed era guidata da band come Pearl Jam, Alice in Chains, Soundgarden e in, particolare, i Nirvana con l’album spartiacque “Nevermind”. C’è spazio anche per il rock italiano, dai Cccp ai ricorrenti Litfiba con la canzone–inno al protagonismo giovanile: “Siamo umani”, vero leitmotiv del romanzo.
Provincia toscana e influenze underground: “La scena musicale grunge ha ispirato uno stile di vita e un insieme di valori per i giovani degli anni ‘90. Una rivoluzione culturale che ha rappresentato un modo di essere ribelli a tutto ciò che era considerato pop e mainstream – spiega l’autore, Massimo Boddi – I protagonisti del romanzo non si preoccupano dei ruoli che la società gli assegna, sono semplicemente ciò che sono. Senza mezzi termini e con l’anima in rivolta, è questa l’essenza del grunge e loro la interpretano alla perfezione”.
“Si può scrivere un romanzo rock ambientato a Piombino? Ha un senso? – si chiede Assante nella prefazione – Sì e Massimo Boddi ce lo dimostra con questo suo pregevolissimo lavoro”, sottolineando che “il mondo provinciale che racconta è un luogo dello spirito più che un luogo fisico”. Lo spaccato di vita è quello del quartiere popolare e i personaggi a cui l’autore dà forma sono quelli “cresciuti col culo per terra”, tenuti a battesimo dalla palestra della strada: “Fighi da morire, tosti da mozzare il fiato e questa verità la sbattono in faccia a chiunque – si legge nel romanzo di Boddi – Da scugnizzi che facevano baldoria nei cortili o da guaglioni che vanno in fissa per qualcosa, restano e resteranno scarafaggi usciti fuori da un buco”.
Ambientate a Piombino, nel bel mezzo della crisi che ha colpito l’acciaieria toscana, le scorrazzate dei quattro amici s’intrecciano alle battaglie operaie che hanno visto la città al fianco delle tute blu. Nonostante le pazzie giovanili, sanno chi sono e da dove vengono. Cercando di scoprire dove andranno, fanno fuori falsità, arroganza, pregiudizi che si annidano dietro l’angolo e, talvolta, diventano la metafora stessa della corruzione morale dell’Italia.