Pisa, giovedì 6 dicembre 2018 – “I problemi maggiori derivano – ha così ricordato, ieri mattina, Francesco Ruello, direttore del “Don Bosco” nel corso della sua audizione presso la Commissione Politiche Sociali del Comune a cui era presente anche Bianca Maria Melis, referente del servizio sanitario penitenziario di Pisa – in particolare, oltre che dalla struttura stessa dell’edificio “Don Bosco”, assolutamente inadeguata, dalla presenza di malati psichiatrici e dalle tensioni tra gruppi di detenuti di diversa provenienza etnica”.
Innanzitutto i numeri. I detenuti della Casa Circondariale “Don Bosco”, sono 292, di cui 42 donne e 250 uomini. 168 sono i detenuti condannati in via definitiva. 127 sono i detenuti italiani. 33 detenuti sono, invece, tunisini, 31 i marocchini, 26 gli albanesi, 18 i rumeni, 8 i georgiani, 2 i senegalesi, e 35, infine, sono i detenuti di altre nazionalità. La capienza della Casa Circondariale “Don Bosco” è di 206 detenuti, ma, nonostante che ad oggi la popolazione carceraria sia, come detto, di 292 detenuti, rientra però nei limiti stabiliti dalle leggi e da alcune recenti sentenza. La Casa Circondariale “Don Bosco” ha inoltre, una grande mobilità delle sua popolazione penitenziaria. Sono oltre 900 i detenuti che, ogni anno, entrano ed escano dal “Don Bosco”. 221 sono, poi, gli agenti di polizia penitenziaria. Inoltre, per quanto riguarda il Centro clinico, sono impiegati 14 medici e 22 infermieri.
“Molti detenuti – ha poi aggiunto Ruello – sono, poi, impegnati in attività di studio e in attività lavorative. La Casa Circondariale “Don Bosco” ha, ad esempio, una convezione con l’Università di Pisa e una con l’Istituto Alberghiero e organizziamo anche vari altri corsi di formazione, anche di musica e di teatro. La città di Pisa è molto attenta al “Don Bosco”. La Casa Circondariale non è lasciata da sola”.