Ieri mattina presso il Consorzio Agrario di via Aurelia Nord a Pisa, decine di migranti provenienti da alcuni dei paesi più poveri e violenti del mondo, tra i 18 e 25 anni, sonostati i protagonisti del progetto che sarà il primo positivo esempio, in Italia, di integrazione attiva nell’agricoltura a filiera corta a chilometri zero.
È possibile ridare dignità ai migranti attraverso un lavoro e una valida prospettiva di vita e contemporaneamente favorire l’integrazione con il tessuto socio-economico? Se lo sono chiesti il Comune di San Giuliano Terme, l’associazione Ortipisani, la cooperativa Arnera e la Società della Salute, che l’estate scorsa hanno firmato un protocollo di intesa per l’inserimento dei richiedenti asilo.
Il progetto, partito nel 2015 e denominato MIAP (Migranti Integrazione Agricoltura Pisana), ha previsto un lungo corso di formazione in cui i migranti hanno imparato tecniche e nozioni di base per diventare agricoltori, ma anche per potersi un giorno strutturare in impresa. «Tutto parte dalla Regione Toscana – spiega l’assessore al sociale del Comune di San Giuliano Franco Marchetti – che ha stanziato 100mila euro per il coinvolgimento dei migranti ospitati nella varie strutture, chiedendo alle associazioni del territorio di studiare dei progetti per l’integrazione, coinvolgendoli nella attività di volontariato delle associazioni stesse».
Tra le varie associazioni che hanno risposto al bando, Ortipisani onlus è stata quella che ha riscosso il maggior successo sia in termini di persone coinvolte che di prolungamento del progetto. Dei 42 migranti iniziali che hanno seguito il corso di formazione alcuni hanno abbandonato, alcuni si sono trasferiti, ma ben 18 hanno proseguito nel percorso fino a diventare veri e propri contadini specializzati.
«La Regione si è impegnata a rimborsare le spese assicurative e strumentali fino a un massimo di 100 euro a persona – spiega Giuliano Meini di Ortipisani – di cui 30 per l’assicurazione e 70 per i materiali. Per il momento come associazione abbiamo anticipato circa 3mila euro e abbiamo coinvolto alcune aziende agrarie che ci hanno concesso di utilizzare le loro attrezzature e e i loro macchinari con un pagamento che non si sa bene quando arriverà».
Anche le 250 ore del corso di formazione sono state svolte in modo completamente volontario e gratuito da parte degli esperti amici dell’associazione Ortipisani e grazie ad alcuni soci della Coldiretti, che ha aderito al progetto in un secondo momento, ma tanto entusiasticamente da concedere ai migranti il proprio spazio all’interno del Mercato di Campagna Amica. Sabato 12 infatti (è la prima volta in Italia), i migranti hanno presentato i loro prodotti al mercato di via Aurelia Nord a Pisa. «La vendita diretta – dice Aniello Ascolese, direttore provinciale Coldiretti Pisa e Livorno – rappresenta un grande vantaggio sia per le nostre imprese agricole che per i consumatori. Per cui abbiamo pensato che questa potesse essere la strada migliore anche per i migranti. Abbiamo iniziato con questo esperimento e speriamo riescano poi ad organizzarsi in cooperativa o in società per sfruttare questa possibilità che abbiamo dato loro».
I migranti hanno infatti coltivato i propri prodotti al solo scopo didattico, ma una volta che piante e verdure sono arrivate a maturazione ci si è chiesti cosa fare di questa produzione. Teoricamente infatti i migranti non potrebbero guadagnare denaro, pena l’esclusione dal progetto di accoglienza. Se però il guadagno non supera i 50 euro a settimana la prefettura accetta questa integrazione alle spese per vitto e alloggio. «L’articolo 14 del decreto legislativo 142 del 18 agosto 2015 – dice Meini – sancisce la dignità di chi sia privo di mezzi sufficienti a garantire il proprio sostentamento. Con Ortipisani abbiamo deciso di investire 50 euro come forma di “prestito d’onore” per ogni ragazzo che vorrà aprire un conto con banca Etica, soldi che poi ciascuno di loro potrebbe restituirci quando inizieranno a guadagnare».
Il conto, del tutto innovativo nel panorama italiano, sarebbe appositamente studiato per questo progetto e darebbe la possibilità ai migranti di svolgere tutte le operazioni finanziarie legate ad un’attività con partita iva. «La competenza professionale di questi ragazzi – continua Meini – è stata già riconosciuta da alcune aziende del territorio che per il 2016 sarebbero disposte ad offrire commesse per un importo di circa 20,ila euro».
Specializzati nella coltivazione di piante aromatiche con l’innovativa tecnica del taleaggio (più rapida e che garantisce la stessa qualità della pianta di partenza), i 18 migranti, che hanno un’età compresa tra i 18 e i 25 anni, coltivano anche ortaggi di vario tipo. Gli orti e i campi in cui si trovano le coltivazioni sono disseminati sul territorio del comune di San Giuliano Terme (4mila metri quadrati tra tra Colognole e via Pesciatina) e su quello del Parco di San Rossore, in località Cascine Nuove, dove però si è in attesa di una recinzione che impedisca a cinghiali e altri ungulati la distruzione del raccolto. «Tutti questi terreni erano in stato di totale abbandono – spiega Meini – e i ragazzi li hanno ripuliti dai rovi e poi dissodati con l’aiuto di alcuni soci della Coldiretti». Allo scopo di favorire ulteriormente l’integrazione con la cittadinanza, il 21 marzo in questi stessi campi verranno inaugurati gli orti sociali di San Giuliano. Ben 50 preselle di 60 metri quadrati (all’inizio solo 20 per far abituare gli aspiranti ortolani al duro lavoro della terra) che saranno messi gratuitamente a disposizione dei cittadini. Unico vincolo: seguire il corso gratuito e praticare l’agricoltura biologica. «Il compito della nostra amministrazione – conclude Marchetti, che a San Giuliano ha attivato altri 3 progetti sullo stesso bando regionale di integrazione migranti – è quello di coinvolgere la società civile per dare a questi ragazzi una prospettiva di vita che sia anche valorizzazione del nostro territorio».
Alcuni dati e notizie utili:
– Giugno 2015: La SdS presenta il bando regionale
– Luglio 2015: firma protocollo di intesa e inizio corso di formazione
– Settembre 2015: Enrico Rossi visita i campi dove i migranti imparano e chiede a tutti i sindaci toscani di prendere esempio da San Giuliano Terme
– Novembre 2015: l’assessore regionale all’agricoltura Marco Remaschi visita i campi
– Dicembre 2015: iniziano le prime coltivazioni
– 12 marzo 2016: prima e al momento unica vendita prodotti
– tutti i terreni sono in comodato d’uso gratuito
– materiali e attrezzature sono state concesse in prestito da aziende private: L’Ortofrutifero, Spazzavento, Le Prata, Piante d’acqua
– tutti i docenti del corso di formazione hanno svolto il loro compito in modo completamente volontario e gratuito
– il Politecnico di Milano ha chiesto di poter far svolgere una tesi di laurea su questo progetto