Il Parco di San Rossore è fortemente compromesso a causa dell’inquinamento che ha coinvolto le acque del Fiume Morto. Una ferita nel cuore di una delle riserve più importanti d’Italia e le macchie che galleggiano nel torrente sono già arrivate al mare dice Andrea Gennai, direttore del Parco di San Rossore, preoccupato anche per il danno di immagine. La causa è lo sversamento di idrocarburi verso la foce all’altezza del ponte della Sterpaia, nella zona di Compalto. Presto ci sarà un’inchiesta della magistratura su questi ripetuti sversamenti di agosto e i tecnici di Arpat sono convinti che l’origine della contaminazione sia uno scarico della fognatura in corrispondenza della caserma Gamerra anche se i vertici della base dei paracadutisti negano qualsiasi coinvolgimento. L’Agenzia regionale si è avvalsa dell’intervento dei vigili del fuoco per posizionare barriere di assorbimento e contenimento, anche se sono solo palliativi tampone che non risolvono il problema. Gli sversamenti hanno già causato ingenti danni all’ambiente: invaso i campi e bruciato tutta l’erba, ucciso le anatre e folaghe soffocate dallo strato di gasolio. Le biodiversità presenti i questa area sono: cormorani, aironi, il falco pescatore, uccelli migratori, tartarughe acquatiche. E il tempo di biodegradabilità degli idrocarburi è molto lungo. Anche la pesca sportiva al momento è stata sospesa Bisogna agire immediatamente sulla fonte di inquinamento prima che sia troppo tardi. A cura di Valeria Tognotti