Livorno, 19 marzo 2015 – “Oggi Livorno rende omaggio a un artista che occupa la scena della cultura satirica, nazionale e internazionale, grazie a quella giusta miscela di ironia, intelligenza e provocazione che sono proprie soltanto delle grandi personalità”. Con queste parole il sindaco Filippo Nogarin ha consegnato questa mattina la Canaviglia a Mario Cardinali, fondatore, direttore e ispiratore del Vernacoliere.
L’onorificenza, istituita nel 2006 in occasione del 400° anniversario dell’elevazione di Livorno a titolo di città, il 19 marzo, viene assegnata periodicamente a persone o enti che con opere concrete hanno contribuito a dare lustro alla città.
Alla cerimonia hanno partecipato diversi rappresentanti della scena culturale livornese, mentre gli assenti non hanno mancato di fare arrivare il loro messaggio di congratulazioni a Mario Cardinali.
Prima del suo intervento il sindaco, raccogliendo l’invito rivolto dal presidente dell’ANCI Piero Fassino ai comuni italiani dopo l’atto terroristico di Tunisi, affinché si facciano promotori di manifestazioni civili di opposizione alla barbarie del terrorismo, ha invitato i presenti a osservare un minuto di silenzio in memoria delle vittime tra le quali ci sono anche diversi nostri connazionali. “A nome nome mio e della città esprimo la più forte condanna per questo atto vile che ha colpito tante persone indifese nel più assoluto disprezzo della vita umana e della libertà” ha dichiarato in proposito il primo cittadino.
Visibilmente commosso Mario Cardinali che si è detto allo stesso tempo onorato, stupito e imbarazzato di ricevere il premio.
“Non sono abituato a frequentare i palazzi eppure sono contento di trovarmi qui a ritirare questo premio. Come Vernacoliere ci siamo guadagnati la stima di lettori, giornalisti, docenti di tutta Italia, che spesso mi contattano o mi invitano a parlare nelle Università, sui giornali o in radio, e sanno andare al di là dell’esteriorità di certe parole. Mi stupisce invece il fatto che a Livorno questo valore non sia stato mai apprezzato prima d’ora, e ringrazio il Comune per assegnarmi oggi questa onorificenza”.
L’attribuzione della Canaviglia a Mario Cardinali era avvenuta con atto formale del sindaco del 10 marzo scorso con la seguente motivazione: “Livornese che ha dimostrato nella propria professione costanza, impegno e capacità tali da rappresentare e divenire determinante e prestigioso punto di riferimento per tutti coloro che operano nel settore, ma anche soggetto attivo di libertà e democrazia, in ciò dando così lustro e impulso alla città di Livorno”.
Prima di Mario Cardinali avevano ricevuto l’onorificenza della Canaviglia anche Paolo Virzì (2010), l’ex Prefetto di Livorno Giancarlo Trevisone (2008), il professor Massimo Morelli (2007) e il Presidente Carlo Azeglio Ciampi (2006).
Di seguito riportiamo i messaggi di saluto arrivati da alcuni esponenti della cultura livornese:
“Finalmente il giusto riconoscimento ad Uno degli ultimi “uomini liberi”rimasti in Italia. Un Uomo che ha fatto della libertà e della satira una bandiera”.
Toto Barbato
“Sono proprio contento che si consegni un premio a un grande umorista pensatore libero e coraggioso che ha portato lo spirito anarchico labronico in Italia”.
Bobo Rondelli
“Sono particolarmente onorato di avere un concittadino così libero, ribelle, indipendente. Lo spessore culturale e la coerenza di Mario Cardinali, unite alla genialità del suo intramontabile giornale, sono diventati una sorta di proprietà collettiva della cultura italiana, (da proteggere).
Cardinali pur mantenendo la guida del suo gioiello di satira, ha saputo scoprire e valorizzare decine di talenti che altrimenti non avrebbero avuto modo di esprimersi e di “allenarsi”.
Un livornese che più di tanti altri e’ passato alla storia a pieno titolo e merita ampiamente il riconoscimento, sul quale avrà modo senza dubbio di scherzare, e dissacrare”.
Dario Ballantini
“Oggi si consegna a Mario – lasciatemelo chiamar così, dopo 41 anni di collaborazione con lui e Il Vernacoliere – l’onorificienza più alta della Città di Livorno. Ha fatto bene il Sindaco, e con lui la Giunta, a sceglierlo per questo piccolo-grande simbolo: segno di lucidità di chi lo assegna, quello di celebrare un grand’uomo da vivo, anziché ricordarsene troppo tardi, come spesso accade [son sicuro che a queste parole Mario andrà a cercarsi le chiavi o qualcos’altro in tasca].Non voglio far chiacchiere superflue, visto che non posso essere qui di persona a tediarvi come vorrei: tediare per conto terzi non dà la stessa soddisfazione. Ma voglio soltanto fare arrivare a Mario il mio saluto riconoscente e grato. Posso andar fiero di essere un suo discepolo, nella difficile arte della satira e dell’umorismo, bandiera che lui ha tenuto e tiene sempre alta. Potrà sembrare paradossale a chi conosce superficialmente il giornale solo come un coacervo di cose sboccate e provocatorie, sapere che io ho imparato da lui il senso del rispetto umano, il senso del limite e, non ultimo, il gusto per la buona ortografia.
Far satira non è schernire o dileggiare. Far satira non è aggredire dietro la risibile presunzione che alla satira sia tutto concesso: far satira significa pungere e colpire facendo riflettere e, soprattutto, ridere con intelligenza. Tutto questo Mario lo ha insegnato a generazioni di collaboratori. Ed io, che sono forse il suo collaboratore più antico – ricordo di aver fatto la mia prima vignetta sul giornale a 11 anni – posso dire di aver imparato tanto da lui.E con me, tutte le migliaia di lettori che da decenni seguono questo giornale unico, irripetibile, quasi miracoloso.Grazie Mario, grazie Filippo, e lunga vita al Vernacoliere!