La serotonina, un neurotrasmettitore conosciuto anche con il nome di “molecola della felicità”, è essenziale per “preservare” i circuiti neuronali, sia durante lo sviluppo, che è notoriamente un periodo in cui il cervello possiede una spiccata plasticità, sia nel corso della vita adulta. La notizia giunge dall’Università di Pisa ed è pubblicata sulla rivista eNeuro (http://eneuro.org/content/4/2/ENEURO.0376-16.2017), il giornale open-access della American Society for Neuroscience (http://www.sfn.org/). I ricercatori responsabili di questa scoperta fanno parte del gruppo di ricerca del professore Massimo Pasqualetti del dipartimento di Biologia, e sono gli stessi che alcuni anni fa “fotografarono” per la prima volta come il cervello si sviluppa in assenza di serotonina. In particolare, la scoperta è stata possibile grazie all’utilizzo di raffinate tecniche di genetica molecolare, che hanno consentito di generare topi di laboratorio in cui è stato possibile “spegnere” la produzione della serotonina nel cervello, ed alla possibilità di visualizzare in maniera selettiva i neuroni serotoninergici e le loro fibre nervose, mediante metodiche di microscopia confocale. “Abbiamo mostrato per la prima volta – spiegano Marta Pratelli, Sara Migliarini e Barbara Pelosi, le giovani ricercatrici in forza al gruppo del professore Pasqualetti – che inattivando la sintesi di serotonina nel cervello di un individuo adulto, si producono evidenti alterazioni a carico delle fibre dei neuroni serotoninergici che innervano importanti aree cerebrali. Sorprendentemente però, quando la produzione di serotonina viene ripristinata mediante la somministratore di un comune integratore alimentare come il 5-idrossitriptofano,le alterazioni strutturali osservate precedentemente non sono più presenti, ed i normali circuiti cerebrali sono ripristinati”.
“Questa scoperta – conclude Massimo Pasqualetti – dimostra per la prima volta che i neuroni serotoninergici possiedono, durante l’intero corso della vita, una straordinaria plasticità che li rende capaci di riadattare la propria struttura in risposta a cambiamenti del livello della serotonina cerebrale. Durante l’arco della nostra vita, fattori genetici, specifici trattamenti farmacologici, oppure molteplici fattori ambientali come lo stress o una dieta povera di triptofano, possono portare ad uno sbilanciamento dei livelli di serotonina nel cervello. Alla luce di queste nuove scoperte, emerge la possibilità che questi fattori possano modificare la struttura anatomica dei neuroni serotoninergici interferendo con il loro normale funzionamento. Questi risultati inoltre contribuiscono a svelare come uno sbilanciamento dei livelli di questo importante neurotrasmettitore possa contribuire all’insorgenza di patologie neuropsichiatriche come i disturbi dell’umore”.
In foto: Massimo Pasqualetti e Marta Pratelli.