ECONOMIA-SANITA’.
La Toscana dovrà riuscire a correre a un’unica velocità, valorizzando le province della costa facendole ragionare davvero in una logica di Area Vasta e offrendo a tutti le stesse opportunità e le stesse possibilità di crescita e sviluppo.
Ma è possibile attuarla senza ridurre l’efficacia e la qualità dei servizi sanitari ?
La Riforma Sanitaria prevede le Fusioni delle ASL, tra l’altro la zona del comprensorio del Cuoio guarderà verso Pisa. Dal 1 gennaio 2016 le Asl toscane verranno ridotte da 16 a 3. Una (Toscana centro) sarà quella che gestirà i territori di Firenze, Prato, Pistoia e Empoli, un’altra (Toscana Nord-Ovest) quella che riguarderà Pisa, Lucca, Livorno, Massa Carrara e la Versilia ed infine la terza (Toscana Sud-Est) riguarderà Siena, Arezzo e Grosseto. La ASL 11, nella quale attualmente si colloca San Miniato, nel 2016 cesserà di esistere, questo permetterà di far nascere una super azienda da quasi diecimila dipendenti e due miliardi di euro di budget. Cambierà tutto (o quasi) nella sanità pubblica, quindi una doppia rivoluzione è attesa da qui a breve ? Forse sì, sarà una trasformazione che cambierà le abitudini dei cittadini e cambierà il lavoro dei dipendenti dell’Asl, dai medici agli infermieri, dagli amministrativi agli Osa. Partendo dal commissariamento che precederà l’accorpamento delle Asl di Massa Carrara, Versilia, Pisa e Livorno in una sola super struttura (un’Aslona già la chiamano gli addetti ai lavori). Cambiamenti anche a Pisa all’ Ospedale di Cisanello dove l’Azienda ospedaliero-universitaria pisana (Aoup) ha previsto 108 posti letto in meno. Con ridimensionamento nei reparti di Pediatria, pneumologia, medicina interna e reumatologia che sono i reparti più colpiti. I posti letto a Medicina nucleare vengono azzerati. A denunciare il tutto è il sindacato degli infermieri Nursind con il segretario Daniele Carbocci, che dice: «Invece di assumere più personale per far fronte ai riposi estivi del personale infermieristico, si preferisce prendere otto infermieri interinali». L’Aoup ha mandato il 10 giugno scorso una direttiva a tutti i direttori di dipartimento e reparto in cui si scrive che la rimodulazione è dovuta alla «fisiologica riduzione degli accessi». Anche l’Annao, il sindacato dei medici interviene, dicendo: “Ogni anno – dichiara il sindacalista Gerardo Anastasio – si fanno tagli di posti letto senza un criterio logico e soprattutto senza condivisione e concertazione». Sempre l’Anaao fa presente che nelle medicine, nel periodo estivo, aumentano i ricoveri di anziani e che è «alquanto incomprensibile» la riduzione dei posti letto a Psichiatria dove si passa da 24 a 15, una Psichiatria che dovrebbe usare personale della Asl 5 e non della Aoup. La riforma sanitaria ha appena mosso i primi passi e sono già state raccolte le firme per cancellarla. È stata uno degli atti fondamentali della legislatura del primo Rossi, approvata all’ultimo tuffo in consiglio regionale per fare fronte al taglio da 300 milioni imposto dal governo nazionale. Ma comitati, associazioni e pezzi della sinistra radicale sono sul piede di guerra. Infatti il 29 giugno scorso sono state depositate circa 4mila firme (richieste almeno 2mila) per avviare il referendum abrogativo della riforma sanitaria toscana. Giuseppe Ricci, portavoce comitato referendario ed ex direttore generale Asl di Arezzo, ha spiegato che “oggi abbiamo depositato le prime firme. Adesso il collegio di garanzia del Consiglio toscano ha circa 40 giorni per verificare l’ammissibilità e la regolarità delle firme. Dopodiché sarà pubblicato sul Burt il quesito referendario e da quell’istante inizieranno i tre mesi necessari per raccogliere le residue 38 mila firme delle 40 mila necessarie”.Cinque le ragioni alla base dell’iniziativa. In primis si ritiene che la riforma sia “il frutto di una decisione affrettata e solitaria, in assenza di un dibattito approfondito, senza una vasta consultazione come era sempre avvenuto in precedenza per riforme del genere, senza il necessario coinvolgimento dei Comuni, delle comunità locali e degli operatori della sanità”. I promotori criticano l’idea fondante, “meglio la scommessa, della riforma”, cioè che riducendo il numero delle Asl e concentrando in poche mani i livelli di programmazione, direzione e gestione si ottengano risparmi economici, miglioramenti dell’efficienza e della qualità dei servizi. Questa idea non trova riscontro nella realtà perché le esperienze nazionali e internazionali dimostrano che – nove volte su dieci – le macrofusioni organizzative in sanità producono l’effetto contrario: fanno aumentare i costi e riducono l’efficienza e la qualità dei servizi”.
MP.