Chi si trova alle prese con l’acquisto di un immobile si chiede sempre se è meglio orientarsi verso un mutuo a tasso fisso o a tasso variabile. Abbiamo rivolto la domanda a Stefano Sabadini per farci dare degli elementi che possano aiutare nella scelta.
“In questi mesi – spiega Sabadini – si è riaperta una diatriba che periodicamente si ripropone tra coloro che devono acquistare un immobile o che hanno in passato acceso un finanziamento finalizzato a questo scopo, è meglio il tasso fisso o quello variabile? Cerchiamo di fare chiarezza ed aiutare a non far prevalere l’emotività di fronte a questa tematica, precisando innanzitutto a che cosa sono legate queste due tipologie, quello a tasso fisso aggiunge uno spread all’indice Eurirs mentre quello variabile all’indice Euribor (alcune volte al tasso Bce). L’indice Eurirs utilizzato per i mutui a tasso fisso di durata ventennale è sceso sotto l’1% quando ad inizio anno era vicino all’1,6%, il che vuol dire che chi stipula un mutuo oggi a tasso fisso a parità di spread rispetto a due mesi fa paga un tasso scontato dello 0,6/0,7%. Quando l’Eurirs scende vuol dire che siamo di fronte ad uno scenario incerto, i consumi scarseggiano e i prezzi dei beni tendono a diminuire, il che significa però che anche l’altro tasso, l’Euribor, tende a scendere. Oggi l’Euribor a tre mesi al quale si agganciano la quasi totalità dei mutui a tasso variabile vale -0,2%, le banche dovrebbero quindi sottrarre questo tasso allo spread con la conseguenza di un buon risparmio per il cliente, cioè: se ho un mutuo con spread 1,60% agganciato all’Euribor tre mesi la rata attuale mi verrà calcolata al tasso dell’1,40% e quindi dovrei pagare meno. Purtroppo non tutte le banche lo fanno.Per il tasso variabile la rata viene calcolata di mese in mese in base alle oscillazioni dell’Euribor mentre il tasso fisso rimane quello definito al momento della stipula quindi a questo punto dobbiamo domandarci: quale orientamento prenderà in futuro l’Euribor? L’elemento che ci aiuta a trovare la risposta è l’andamento dei tassi sui depositi e cioè quello che le banche dovrebbero ricevere dalla BCE in cambio del deposito delle proprie riserve di liquidità in eccesso. Ora, siccome il tasso sui depositi è negativo (-0,3%) sono le banche che pagano la BCE per tenervi le riserve e le prospettive sono sempre più orientate verso un incremento del tasso negativo per spingere le banche a prestare soldi all’economia reale invece di tenerli parcheggiati. Per questo l’indice Euribor continua a scendere sempre più e se la BCE porterà il tasso sui depositi a -0,5% l’Euribor si avvicinerà a questo livello e le rate dei mutui saranno conseguentemente più basse. Si stima che la risalita dell’Euribor avverrà in maniera lentissima nei prossimi cinque anni e non al punto da superare la differenza di tasso attuale tra il miglior variabile e il miglior fisso”.
“Se questo scenario si confermerà – conclude Stefano Sabadini – il variabile, soprattutto per i mutui di durata non superiore a vent’anni per i quali gran parte degli interessi si paga nei primi dieci, è estremamente competitivo e potrebbe consentire un forte risparmio rispetto al fisso pur essendo quest’ultimo ai minimi storici”.