Spesso negli ultimi mesi abbiamo appreso dagli organi di informazione di come il prezzo del petrolio continui a calare, tanto che si parla di costo del petrolio ai minimi storici. Ma nello stesso tempo non abbiamo notato una diminuzione dei prezzi del carburante altrettanto rilevante e ci siamo chiesti il perché di questo fenomeno. Abbiamo allora rivolto la domanda ad un esperto di dinamiche economiche, come Stefano Sabadini.
Molti di noi ricorderanno – dice Sabadini – quando negli anni ’70 gli italiani furono costretti a viaggiare nei giorni festivi a “targhe alterne”, una domenica le auto con targa pari, la domenica successiva le altre. Il problema stava nel prezzo del petrolio alle stelle dovuto alle politiche dei paesi produttori che costringeva a limitarne i consumi e tamponare una crisi che sembrava insuperabile. Oggi il prezzo del petrolio quota circa 30 dollari al barile e si parla ugualmente di crisi. Perché? In realtà il problema è che attualmente di petrolio ce n’è troppo, troppe scorte che a causa di economie in stallo non vengono smaltite, un paese come l’Iran che, chiuso l’embargo che durava da quasi quarant’anni, vuole essere protagonista nella produzione mondiale aumentando il quantitativo disponibile, il prezzo basso che non consente alle aziende produttrici di coprire con sufficiente utile gli elevati costi di estrazione, tutto questo si riflette sui mercati finanziari che risentono in maniera importante e che mostrano le forti oscillazioni di questi giorni.
Quello che poi condiziona il prezzo del carburante alla pompa sono come ben noto le accise, il prelievo fiscale che lo Stato impone e che accorpa voci di contribuzione delle più variegate ed ormai inutili, si va ancora oggi dal contributo per i terremoti dell’Irpinia e del Friuli, alla ricostruzione del Vajont fino al finanziamento per la guerra d’Etiopia tanto per citarne alcune, per cui il pieno di carburante sconta questi fattori. Questo è uno dei motivi per i quali il solito litro di super ha un costo diverso nei vari paesi e che ci vede quasi sempre primeggiare tra quelli più cari. Per fortuna però ci sono anche alcune certezze – conclude Stefano Sabadini – quelle verso le quali è utile guardare e che con un po’ di sforzo ci possono aiutare a considerare anche la parte piena del bicchiere. Una di queste è che il progresso non si è mai fermato, anche nei periodi più difficili ed in quelli di crisi la ricerca, l’innovazione, le tecnologie hanno continuamente prodotto nuovi strumenti ed hanno generato nuove prospettive, quindi anche questa situazione, guardando un po’ più a lungo termine, non è altro che l’ennesimo passaggio di un percorso che dalle origini dell’uomo non si è mai fermato e non si fermerà.