Non è stato semplice decidere perchè il ruolo del cronista dovrebbe essere esclusivamente quello di riportare gli eventi, e nel caso specifico di un giornalista che si occupa di calcio, dovrebbe essere raccontare quello che accade sul rettangolo di gioco, qualsiasi cosa accada. Ma la decisione di far giocare Pisa-Ascoli a porte chiuse, senza cioè la possibilità per i tifosi pisani, sfrattati dall’uso del Castellani di Empoli, di assistere alla prima gara di serie B all’Arena Garibaldi, mi ha chiamata ad una scelta. Ho deciso che resterò fuori dallo stadio insieme a tutti coloro che avrebbero il diritto di vedere la propria squadra giocare. Il vero spettacolo da raccontare è difatti la passione della gente che si raccoglierà intorno allo stadio in una sorta di abbraccio virtuale con i propri beniamini, che da soli affronteranno l’ennesima sfida. Lo spettacolo è quindi spostato all’esterno del rettangolo di gioco dove il protagonista principale sarà il calore dei pisani, la passione della gente comune, unita ora più che mai dalle avversità della propria squadra del cuore.
Quello che sta capitando nella nostra città è grottesco e paradossale, la proprietà rappresentata dalla famiglia Petroni ha la grave responsabilità di aver trascinato fino a questo punto, una società gloriosa, avendo difatti disatteso tutti gli impegni (o gran parte di essi) che avrebbero potuto garantire certezza e un futuro ai colori nerazzurri.
L’elemento tangibile di tali inadempienze è la condizione dello stadio Romeo Anconetani, i cui lavori di messa a norma per disputare la cadetteria, sono ancora da completarsi. Stupore, meraviglia ma soprattutto tanta rabbia per questa scellerata gestione che ha portato ad un immobilismo inaccettabile.
Le conseguenze di tali lacune gestionali per la piazza pisana, sono state disastrose basti pensare all’umiliazione subita ad Empoli da tanti nostri tifosi. La gogna mediatica che ne è derivata, il disprezzo esplicito di tanti esponenti delle istituzioni ospitanti sono stati l’ennesimo schiaffo in faccia ad una intera comunità, ancora una volta derisa proprio nel suo momento di maggior debolezza. La piazza pisana etichettata come violenta ha invece e solo voglia di “normalità”, il tifo pisano fatto di famiglie e tanti bambini, colori suoni e passione, vuole tornare sugli spalti e divertirsi. Il calcio per questa città è in poche parole un “bene sociale”preziosissimo il cui valore è superiore a qualsiasi quotazione di mercato, e questo lo hanno capito bene sia Mister Gattuso che i suoi ragazzi, i quali malgrado questo momento di caos, restano uniti e compensano con la loro professionalità, alle troppe lacune registrate dalla proprietà. La squadra e il suo Mister ci hanno onorati del loro rispetto e non ci hanno abbandonato in questa grave tempesta, a loro va tutta la nostra stima e riconoscenza , a loro va il grazie di tutto il popolo pisano.
La mia scelta di oggi è quindi quella di rinunciare al mio ruolo di cronista abituale, ma di spostare il mio punto di interesse verso tutti quei tifosi che loro malgrado, si sono ritrovati dalla gioia di Foggia all’umiliazione di Empoli, a tutti coloro che per anni hanno atteso questa Serie B, a tutti coloro che con amore portano avanti questa passione, a tutti coloro che sapranno dimostrare “pacificamente” cosa vuol dire essere pisano.
Aurora Maltinti