Ho sempre avuto fiducia – dichiara soddisfatto il portavoce del comitato referendario, Manuel Laurora – perché si trattava di garantire il diritto di partecipazione dei cittadini alla vita democratica della città, sulla base del principio costituzionale della sovranità popolare. Dopo gli innumerevoli ritardi accumulati a partire dal 7 giugno 2017, data di deposito del ‘quesito’, a dicembre il Comune ed i Garanti erano giunti a sostenere – guarda caso – che non vi fosse più il tempo di svolgere il referendum, a causa dell’avvicinarsi delle elezioni politiche ed amministrative.
Il Tribunale di Pisa ha radicalmente negato questa tesi, ritenendo che i Garanti debbano procedere a valutare l’ammissibilità del quesito (e sembra davvero arduo che lo reputino inammissibile, visto che è lo stesso già ritenuto ammissibile dal medesimo organo nel marzo del 2016), e che pertanto il procedimento referendario possa andare avanti, fino a giungere alla raccolta delle firme, quindi all’indizione e al voto. Resta il rammarico – prosegue il Portavoce – per il fatto che si sia perso tanto tempo e che si sia potuti arrivare a questo punto – a vedere riconosciuto il diritto dei cittadini a veder proseguire l’iter referendario – soltanto passando attraverso la via del processo, con un ricorso d’urgenza in Tribunale. Per di più, il Comune di Pisa ed i Garanti sono stati condannati al pagamento delle spese processuali, tanto era infondata la loro argomentazione.
Ferma la possibilità che il Comune contesti quanto deciso dal Tribunale, ad oggi ad aver prevalso non è solo il comitato referendario, ma sono soprattutto i cittadini residenti, che potranno – si auspica – finalmente dire la loro su una questione tanto importante come la collocazione della seconda moschea a Porta a Lucca. Speriamo allora che questa nostra esperienza – conclude il portavoce de Il Popolo decide – sia presa a modello, e che gli amministratori pro tempore, tornino ad ascoltare i cittadini, ad organizzare assemblee pubbliche nei quartieri, a coinvolgere i comitati e le associazioni, nel segno della chiarezza e della massima trasparenza. Del resto, proprio in questo periodo, molte altre città (tra cui Roma e Pavia), vedranno lo svolgimento di referendum comunali, in modo assai significativo, nel 70° anno dall’entrata in vigore della Costituzione italiana. In un contesto nazionale in cui regna l’anti-politica e il partito del non voto, solo ritornando a far sentire i cittadini protagonisti, potrà riscoprirsi il valore della partecipazione alle scelte sulle questioni più importanti e delicate dei rispettivi territori.