Pisa, 17 novembre 2020. Intervento dell’assessore all’ambiente del Comune di Pisa, Filippo Bedini in merito alla gestione dei rifliuti: «Dopo l’approvazione in Consiglio comunale a Pisa, l’Assemblea di Retiambiente ha votato il nuovo statuto e l’assemblea di ATO Toscana Costa ha affidato il servizio a partire dal 1 gennaio 2021. Con 48 voti a favore, 9 contrari e 7 astenuti, venerdì scorso l’assemblea di Retiambiente ha votato il nuovo statuto. I Comuni favorevoli, con 79,48% del capitale sociale, hanno così finalmente messo fine a una storia che si trascinava colpevolmente dal 2011. La società che dal 1 gennaio 2021 andrà a occuparsi, a seguito dell’affidamento del servizio da parte dell’ATO Toscana Costa, dei servizi di raccolta dei rifiuti e igiene urbana, avrà la forma di una holding in house, e manterrà attive le Società Operative Locali che già svolgono il servizio sul territorio.
Quella di una società interamente pubblica, che abbiamo sbloccato con il nostro ingresso a metà 2018 nelle assemblee di Ato e Retiambiente, è una scelta strategica che supera il modello della società mista con la previsione di individuare il soggetto privato tramite gara. Riteniamo che rifiuti e igiene urbana debbano essere gestiti dal pubblico, per moltissime ragioni, non ultimo il fatto che diversamente sarebbe diventato praticamente impossibile esercitare il controllo analogo, un aspetto fondamentale. E con la formula cui si è arrivati – lo ripeto, anche grazie a noi – i Comuni possono continuare ad avere voce in capitolo su un servizio essenziale e strategico, non abdicando alle loro funzioni: la holding che mantiene le singole società non solo garantisce il controllo analogo, ma permette anche alle singole Amministrazioni Comunali di mantenere la capacità di verificare da vicino la qualità del servizio offerto e intervenire anche nei dettagli e sui piccoli disservizi con tempestività ed efficacia. Diversamente saremmo andati incontro a scenari imprevedibili.
La decisione del gestore unico, si chiamasse Retiambiente o in qualsiasi altro modo, è invece una strada obbligata, che discende da una legge regionale, con la quale si è voluto suddividere la Toscana in 3 ambiti enormi: Ato sud, Ato centro e Ato TC, il nostro, che comprende più di 100 Comuni delle quattro province di Pisa, Lucca, Massa-Carrara e Livorno. Ed è qui che sta il vulnus a monte di tutta la vicenda: gli ambiti così come configurati sono troppo grandi e variegati per poter pensare di ottimizzare un servizio complesso come quello della raccolta dei rifiuti e dell’igiene urbana. Dalla Lunigiana all’isola d’Elba, da Castelnuovo Garfagnana a Volterra, l’ambito comprende al suo interno realtà molto diverse tra loro sia dal punto di vista della conformazione dei territori, che dal punto di vista della concentrazione demografica.
È un modello che farà fatica a funzionare. Noi pensiamo che il modello vincente sarebbe quello di prevedere ambiti di dimensioni più ridotte, pensati con criteri di omogeneità dal punto di vista delle caratteristiche per così dire “geografiche” e su basi legate all’insistenza demografica sui territori. Così sono gli ATO dove meglio funziona il servizio, come per esempio in Veneto, dove il numero degli ATO è addirittura superiore al numero delle province, ed è organizzato in 12 bacini omogenei, che possono essere sia interprovinciali che infraprovinciali, a seconda delle caratteristiche dei territori da servire. Ma questa è una battaglia che si deve svolgere su un altro campo, quello della politica regionale: in questo senso faccio appello a tutti i neoeletti rappresentanti del centro-destra in Consiglio Regionale perché si riveda il sistema dei 3 Ato in direzione di ambiti più piccoli e omogenei. Che gli ATO così come configurati dalla Regione Toscana siano un fallimento lo dimostra il fatto che il loro scopo primo era che il ciclo di raccolta di ogni Ato fosse chiuso all’interno di ciascun Ato: raccolta – riciclo – trattamento. Ma non tutti gli Ato sono, già oggi, in condizione di fare la fase del trattamento. C’è un problema, quindi, che riguarda anche le infrastrutture presenti (o assenti?) in Toscana.
In proposito si sta aprendo proprio in queste settimane un dibattito in merito: la sinistra al Governo ha già cambiato idea, dato che recentemente ha svelato le carte per il futuro, proponendo un ATO unico per tutta la Toscana, a cui far gestire non solo il servizio dei rifiuti, ma anche quello dell’acqua. Tornando alla partenza di Retiambiente, il rapporto tra la società e le SOL sarà di coordinamento permanente gerarchico, a partire dalle modalità organizzative delle esperienze all’interno dei 100 Comuni che meglio hanno funzionato. Da questo punto di vista il Comune di Pisa ha fatto un lavoro straordinario, del quale desidero ringraziare il dottor Redini e il dottor Papini, e che si è sostanziato di quasi 100 osservazioni al Contratto di Servizio, che sono state integralmente accolte dall’ATO TC, che addirittura ha ringraziato il nostro ufficio per il prezioso contributo. Gli auspici sono molteplici. Il primo è che Retiambiente diventi, come indicato dal presidente del CdA che fino a oggi ha seguito il percorso, lo strumento per ottimizzare gli aspetti economico-finanziari, di programmazione e pianificazione. Attraverso un lavoro di razionalizzazione e gestione complessiva la società si pone un duplice obiettivo, molto ambizioso: avere un servizio migliore e al contempo, nel medio – lungo termine, una riduzione dei costi e quindi delle tariffe. Maggiore qualità a minor costo.
Dal punto di vista economico, gli aspetti che convincono di più sono legati al risparmio: gli investimenti sulla parte impiantistica per andare a conferire in impianti del gruppo può consentire tariffe standard equilibrate, secondo la logica “prima i Comuni del gruppo”. Un unico centro amministrativo può fare appalti di gruppo, che riducono i costi. Ma soprattutto, per quanto concerne i mezzi e le attrezzature, si prevede di ridurre le spese per l’azienda grazie alla standardizzazione (che permetterà di minimizzare gli importanti costi di manutenzione) e all’interscambiabilità.
Infine, mi auguro che Retiambiente riesca a far fare il salto di qualità che manca alle comunità che andrà a servire: la cultura del rifiuto come risorsa è ancora troppo poco diffusa. Ma le direttive comunitarie contenute nel Pacchetto europeo per l’economia circolare che ci collocano già in uno scenario di prospettiva, prevedendo un conferimento massimo di indifferenziato del 10% del complessivo. In questo senso la comunicazione è fondamentale. E fondamentali sono anche i centri di raccolta, che devono diventare luoghi di attrazione non solo per ingombranti o rifiuti non altrimenti conferibili, ma anche per le frazioni merceologiche “nobili” che, se conferite in modo selezionato e pulito (es. alluminio da solo), non richiedono di essere processati con trattamenti onerosi, per cui il guadagno è doppio: il rifiuto pulito vale di più e costa di meno. E per il cittadino virtuoso ci può essere maggiore ricaduta. L’obiettivo che si è dato Retiambiente è di arrivare entro il termine del periodo di affidamento di 15 anni a una rete diffusa nell’ATO TC di 110 cdr, di cui 36 ancora da realizzare. Da questo punto di vista a Pisa siamo “avanti”, avendo negli ultimi 6 mesi aperto ben 2 cdr (Ragghianti per i RAE e via San Jacopo per tutte le utenze)».