Siena, 13 settembre 2018 – “Fa onestamente un brutto effetto vedere un rappresentante di un sindacato dalla storia nobile come la Cisl cercare di mettere i lavoratori gli uni contro gli altri. E’ giusto e sacrosanto difendere i diritti di chi lavora ma questo non può voler dire attaccare le categorie più deboli. Sollecitare lo scontro fra chi sta al penultimo gradino contro chi è all’ultimo non può che far danno a tutti quanti e prima di tutto a chi è più debole, cioè proprio a quelle persone a cui le cooperative sociali di tipo B stanno dando una risposta concreta togliendole dalla marginalità a cui troppo spesso la nostra società quotidianamente vorrebbe condannarle”. E’ dura la replica che il presidente Confcooperative Toscana Sud, Mario Marchi, indirizza alla Fit Cisl e al suo rappresentante Roberto Biagioni che nell’aprire una vertenza con Sei Toscana per l’assunzione dei lavoratori interinali ha chiamato in causa anche le cooperative di tipo B parlando di “sfruttamento legalizzato”.
“Biagioni (La Fit Cisl) dovrebbe chiederci scusa perché ci sta diffamando – spiega Piero Morini, presidente del Consorzio Arché di Siena che ha in affidamento parte dei servizi di Sei Toscana – e lo sta facendo senza sapere né cosa sono le cooperative di Tipo B né che noi applichiamo un contratto riconosciuto e firmato dalla stessa Cisl. Non vorremmo che la furia propagandistica sia stata troppo forte da risultare annebbiante. Perché non si può dimenticare, e certo non lo può fare un sindacalista, che la funzione sociale delle cooperative di Tipo B è riconosciuta dallo Stato e dallo stesso contratto nazionale. Col nostro lavoro, che facciamo da molti anni, pensiamo solo alla raccolta differenziata che abbiamo iniziato molto prima che molti comuni e enti pubblici la rendessero pratica istituzionalizzata, abbiamo formato decine di lavoratori costruendo nel tempo una professionalità apprezzata da tutti.Proprio per questo non ci va che si parli della cooperazione come un ripiego perché così si svilisce la stessa dignità dei lavoratori. E non è vero che i nostri lavoratori sono sottopagati perché hanno la paga riconosciuta dal contratto nazionale. Che il nostro CCNL possa essere un risparmio per i comuni e la collettività lo sappiamo, ma questa è una condizione che abbiamo scelto e accettato ormai da molti anni affinché ci fosse una retribuzione sufficiente ed un lavoro degno ed inclusivo, per tutti.”
“Penso che la Cisl questa volta – conclude Marchi – abbia davvero sbagliato obiettivo attaccando una realtà che opera nel pieno rispetto dei diritti dei lavoratori previsti da un contratto nazionale. Una realtà che in più può vantare un legame vero col territorio e che rappresenta un valore nel momento in cui i Comuni cercano di riprendersi mano in servizi primari per il cittadino, perché questa esperienza cooperativa è essa stessa parte del sistema di prossimità utilizzando operatori che vivono nella zona di attività. Questo significa anche sviluppare veri presidi territoriali che non si hanno ovviamente nel momento in cui si esportano servizi. Significa cioè che questa realtà cooperativa occupando personale locale conosce meglio, perché lì vive quotidianamente ed incontra i cittadini, i bisogno della comunità e quindi garantisce risposte puntuali e immediate. E’ un valore che peraltro anche i sindacati hanno sempre riconosciuto”.