Pisa – Invece di continuare ad aumentare la Tari il comune di Pisa farebbe bene a ridurre drasticamente le tariffe. A pensarla così è Federico Pieragnoli, direttore di ConfcommercioPisa. “Tra le città toscane prese a campione dal Sole 24 Ore” – spiega il direttore – “Pisa è l’unica a registrare sulla Tari applicata ad alberghi e ristoranti un aumento a doppia cifra, +14% rispetto all’anno precedente. In Italia, tra oltre 50 città censite con una popolazione superiore ai 50.000 abitanti, solo l’Aquila ha aumentato la Tari del (+18% per alberghi e ristoranti) e Avellino (+25,9% per i ristoranti) mentre nel Granducato Pistoia ha incrementato la tariffa di un più modesto +3,1% per ristoranti e alberghi. Prato ha mantenuto la stessa tariffa del 2015, l’hanno diminuita Arezzo del -6,5% per i ristoranti e del -1,9% per gli alberghi, Lucca del -2,6%, Massa del -0,3%, Siena del -1,4%”.
“Gli aumenti pisani non trovano giustificazione alcuna” – spiega il direttore della Confcommercio di Pisa – “se consideriamo che la produzione totale dei rifiuti ha subito un rallentamento e che queste categorie fanno la raccolta differenziata, che dovrebbe attutire il costo della tariffa stessa. Non è più pensabile che alle pizzerie, alle pescherie, ai fiori e piante, ai ristoranti e alle osterie il comune di Pisa applichi i coefficenti più alti, tradendo il principio stesso della legge che prevede che si paghi in base al rifiuto prodotto. Se consideriamo poi la crisi dei consumi, aumenti così repentini rischiano di spingere fuori dal mercato queste imprese, in prevalenza a conduzione familiare e che svolgono un servizio essenziale per la città”.
“Gli aumenti sono a tal punti elevati che non c’è da stupirsi che gli incassi siano inferiori alle previsioni” – prosegue Pieragnoli, che conclude: “Invece di minacciare la “caccia” ai pubblici esercizi o inventare fantomatiche task force, occorre intervenire seriamente per correggere questa sperequazione, applicando alle imprese la tariffa in base alla quantità e qualità dei rifiuti effettivamente prodotti e ai processi di recupero e riciclo. Chi più inquina più paga è questa la legge aurea dell’equità e non una arbitraria penalizzazione di imprese che rappresentano l’asse portante del nostro turismo”.