Luci sfavillanti ma anche tristezza e alienazione, nelle opere di Lautrec che descrive e caratterizza una città, con i colori di una generazione e stile vita di Parigi fine ottocento.
Punto di partenza forzato per chi voglia approcciarsi all’opera di Toulouse-Lautrec è la sua biografia: le nobili origini sono infatti la causa prima della menomazione fisica e della passione per i cavalli, soggetto ricorrente nelle raffigurazioni dell’artista. L’impeccabile formazione accademica costituisce il punto di partenza per una produzione del tutto innovativa, in cui la tradizione si impasta di suggestioni più moderne, provenienti dalla fotografia, dalle stampe giapponesi, dal decorativismo proprio dei Nabis e della nascente Art Nouveau. La frequentazione del quartiere mondano e popolare di Montmartre, poi, coi suoi palcoscenici d’avanguardia, i caffè-concerto e le maisons closes, fornisce soggetti interessantissimi da ritrarre, come cantanti, attori, vedettes, prostitute e saltimbanchi. La commedia della convezione sociale, fatta di luci sfavillanti ma anche di tristezza e alienazione, è indagata da un attento osservatore quale Lautrec con curiosità e sensibilità, spesso con uno sguardo ironico e caricaturale, ma mai volgare né superficiale. Se già da un punto di vista strettamente stilistico Lautrec è un maestro di originalità e capacità creativa, forse l’aspetto che lo ha reso immortale è il merito di aver reso l’arte un prodotto immediato e alla portata di tutti. Merita sicuramente la pena approfondire la conoscenza di una personalità così moderna e audace; uno tra i pittori più famosi e amati di tutti i tempi.
Viola Fiorentino